Benevento

Una perizia psichiatrica, la cui esecuzione sarà affidata al dottore Alfonso Tramontano il 13 maggio, per stabilire se l'imputato, come sostiene una consulenza della difesa curata dal dottore Enrico MariaTroisi, sia stato preda di una occasionale incapacità di intendere e di volere al momento del fatto. L'ha disposta la Corte di assise (presidente Pezza, a latere Murgo più la giuria popolare) per Angelo Girolamo (avvocati Giuseppe Romano e Carmine Monaco), il 46enne autista di Grottaminarda reo confesso dell'omicidio, aggravato dalla premeditazione, di Ivan Kandsedal, 46 anni, origini ucraine, ucciso a colpi di pistola nel centro irpino il 14 ottobre 2023.

La decisione è arrivata al termine di una udienza occupata dalla deposizione del dottore Troisi, per il quale Girolamo è affetto da una forma di depressione paranoica, da un disagio latente esploso all'improvviso e senza la necessità della premeditazione, esclusa dalla consulenza criminologica di Massimo Alessandrini, anch'essa redatta su iniziativa dei difensori, e dall'esame del 46enne. Che, come si ricorderà, lungo Corso Vittorio Veneto, nel cuore di Grottaminarda, aveva fatto fuoco quattro volte contro la vittima con una pistola a tamburo calibro 7.65. Soccorso, il malcapitato era deceduto mentre un'ambulanza lo stava trasportando in ospedale.

“Dottorè, era un sabato sera come tanti, me ne andavo in giro per i fatti miei”, ha esordito Girolamo, rispondendo al pm Flavia Felaco. “Avevo la pistola in una tasca del giubbotto, l'avevo comprata per difesa personale perchè a Grottaminarda c'era stata poco prima una rapina ad una famiglia. Quando ho acquistato l'arma Ivan non era nella mia testa, non ho mai pensato di ucciderlo. Avessi voluto, avrei potuto ammazzarlo col camion, avrei potuto inscenare un omicidio stradale”.

Di lui – ha aggiunto- “ho sempre avuto paura, una paura che mi ha accompagnato dopo quello che mi era capitato circa 20 anni fa, quando, di fronte al mio no di dargli una sigaretta, mi aveva riempito di pugni. Ivan era alto 2 metri, era massiccio, ogni volta che lo vedevo ero preoccupato. Quella sera i nostri sguardi si sono incrociati, il suo era come al solito minaccioso: ha fatto il gesto di sputare a terra, mi si è annebbiato tutto ed ho sparato...”. Girolamo ha ammesso di aver fatto uso di stupefacenti, precisando di aver smesso prima del 2008 e, da quel momento, di averne consumati in modo saltuario”.

“Avvoca', ho sbagliato e devo pagare. Chiedo scusa alla mamma di Ivan, ai suoi familiari- parti civili con l'avvocato Lorenzo Assanti - e anche alla mia famiglia, che ho distrutto”, ha detto l'imputato rivolgendosi ai suoi legali, che gli hanno chiesto di ricostruire le ore precedenti l'omicidio: “l'ingestione di alcolici nel pomeriggio (un aperitivo, una birra e uno spritz), la scommessa in un'agenzia”.

Il presidente della Corte, Pezza, lo ha invitato a spiegare perchè avesse sparato quella sera e non prima, visto il timore per Ivan: “Non lo so, la molla è scattata per quello sguardo”, ha replicato “ragazzino”. "Mi chiamano così, ma non so perchè”, ha concluso Girolamo. Dopo il 13 maggio, il processo continuerà il 10 settembre, quando saranno ascoltati Tramontano e, rispetto alla premeditazione, due testi, ed il 15 ottobre con la discussione e la sentenza.