La ministra del Turismo, Daniela Santanchè, è stata recentemente rinviata a giudizio con l'accusa di false comunicazioni sociali riguardanti la società Visibilia, da lei fondata e gestita fino al 2022. Il processo è fissato per il 20 marzo prossimo. Un'ulteriore richiesta di rinvio a giudizio pende su di lei per presunta truffa all'INPS legata alla cassa integrazione durante il periodo Covid.

La difesa della ministra

Nonostante le accuse, Santanchè ha dichiarato fermamente: "Non mi dimetto e vado avanti". Ha sottolineato di non aver mai preso in considerazione l'ipotesi di dimettersi e ha ribadito la sua innocenza, affermando: "Ero innocente ieri, sono innocente oggi, sarò innocente domani".

Le reazioni politiche

All'interno di Fratelli d'Italia, partito di appartenenza della ministra, emergono opinioni contrastanti. Alcuni membri sembrano auspicare un suo passo indietro, ma Santanchè ha risposto: "Un pezzo del partito mi vuole fuori? Chissenefrega! Pazienza. Ho pochi amici, ma ho sempre contato solo su me stessa".

Il ruolo della premier Meloni

La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha dichiarato di non ritenere che un semplice rinvio a giudizio sia motivo sufficiente per le dimissioni di un ministro. Tuttavia, ha aggiunto che la valutazione sull'impatto delle vicende giudiziarie sul lavoro ministeriale spetta principalmente a Santanchè stessa. La vicenda di Daniela Santanchè evidenzia le tensioni tra responsabilità istituzionali e vicende giudiziarie personali. Mentre la ministra ribadisce la sua determinazione a proseguire nel ruolo, il dibattito politico e pubblico sulle sue possibili dimissioni rimane aperto.