Napoli

Napoli-Juventus è una sfida un po’ speciale. A due giorni dal big match del “Maradona” Antonio Conte presenta la partita che potrebbe dare ancora più entusiasmo e rilanciare gli azzurri al comando della classifica.

Conte e la Juventus è una storia lunga… quasi una vita
«Gran parte della mia vita calcistica l’ho trascorsa alla Juventus. Per me è stata una grandissima esperienza e un grande insegnamento. Se il Conte di oggi è più bravo di quello di ieri? Io cerco di essere migliore ogni giorno, anche di migliorare nelle ultime 24 ore. Oggi mi sento una persona molto più completa. Ho 55 anni, ho avuto delle esperienze importanti, sia all’estero che come commissario tecnico. È inevitabile che in questo percorso si immagazzina sempre di più. È importante perché c’è da gestire un gruppo, c’è da fare un po’ di psicologia e lavorare sui rapporti umani. Non solo i giocatori, anche il presidente e i dirigenti. Fare questo brucia energie, ma io cerco sempre l’eccellenza in quello che faccio».

Cosa manca a questo Napoli per dare qualcosa in più di questo “fastidio”?
«Serve fare questo percorso, continuare con questo percorso che abbiamo iniziato. Significa dare reale valore al tempo e al lavoro. Bisogna aspettare e proseguire questo percorso, che speriamo sia il più lungo possibile. Cosa manca? Mancano delle cose, non sto qui a sottolinearlo. Siamo all’inizio di un percorso. Non ci si può alzare dall’oggi al domani e dire “ci mettiamo a vincere”. Bisogna ottimizzare quello che si fa per tirare fuori il meglio da noi stessi. Ci vuole tempo e pazienza, piaccia o non piaccia. Io preferisco dire sempre la verità, altrimenti meglio stare zitto. So che noi dobbiamo fare ancora degli step importanti».

Avete dato 12 punti a questa Juventus? Più i meriti del Napoli o i demeriti loro?
«Non vedo tutti questi demeriti loro. Sono ancora imbattuti, non hanno mai perso. Alcuni loro pareggi potevano essere vittorie. Si è creato comunque questo distacco, ma noi lo scorso anno siamo arrivati a 18 punti da loro. A volte ci dimentichiamo quanto l’anno scorso siamo arrivati dietro. Ogni tanto ricordiamocelo. Il gap rispetto allo scorso anno ce lo siamo dimenticati tutti quanti».

Cosa c’è in quel Conte che prende il megafono in mano e parla ai tifosi?
«Io quel megafono non l’ho preso, non lo avevo dentro la valigia. Ero sul pullman, mi è stato dato questo megafono chiedendomi di dire due parole. Al giorno d’oggi è diventato sempre più difficile sentire un “grazie”, e ho voluto ringraziare i tifosi che sia prima che dopo Bergamo si sono riversati in questa maniera incredibile. Se non avessi detto qualcosa la megafono probabilmente staremmo ancora a Capodichino. Queste cose fanno capire che passione c’è qui e come viene vissuto il calcio. E sono cose che resteranno sempre. Siamo comunque alla seconda partita del girone di ritorno, ma ho ringraziato a nome mio e dei calciatori che ha sacrificato il proprio tempo per venirci a salutare».

Napoli-Juve per i tifosi azzurri non è mai una partita normale…
«Ho percepito che anche con l’Atalanta, col Verona e con la Roma non sono partite normali. Ma non mi pare che ci sia proprio una partita in particolare. Noi dobbiamo considerare ogni partita come “LA” partita. Mettere fieno in cascina per noi. Sono partite che servono per l’autostima e la fiducia, ma sappiamo che sono gare ad altissimo indice di difficoltà».

Esistono squadre imbattibili, oppure no?
«Non esistono squadre imbattibili, e prima o poi si deve perdere perché la sconfitta fa parte della vita. La Juve ha giocatori forti, fanno la Champions, hanno fatto un ottimo mercato e lo scorso anno sono arrivati molto avanti a noi. È un top club, e bisogna avere molto rispetto. Hanno una storia importante, e se si chiamano Juventus, Inter o Milan non si possono nascondere. Devono solo vincere».

Il mercato può accelerare questo percorso e supportare il lavoro?
«È inevitabile che ogni finestra di mercato ci può migliorare. Se non sarà adesso sarà a giugno. Dobbiamo sicuramente tenere presente che ci si può rinforzare per il presente, ma anche per il futuro. I giocatori che abbiamo preso in estate potranno stare a Napoli tanti anni. Possiamo mettere delle basi, per po crescere e mettere dei pezzi. Siamo stati bravi e penso anche fortunati. Non è mai semplice mettere dentro dei giocatori e non sbagliarne neanche uno. Basta pensare al mercato di due anni fa, dove sono stati spesi 100 milioni e alla fine tutti sono andati via in prestito. L’importante non è spendere i soldi, ma farlo nella giusta maniera».

Meglio adesso o a giugno?
«Ogni sessione di mercato è buona. È giusto che lo decida il club. Sono venuto qui a dare una mano al presidente in un momento di difficoltà. Non mi metterò a fare niente di particolare. Le cose sono molto chiare. Abbiamo un gruppo di ragazzi di cui sono molto contento, e con cui sarei pronto ad andare in guerra. Se non verrà nessuno ce ne faremo una ragione e lavoreremo, sapendo che in futuro questa è una rosa che andrà sicuramente rinforzata. Se riusciremo a entrare in Europa, ad esempio oggi siamo pochi».

Come sta Buongiorno?
«Ha iniziato a lavorare con noi questa settimana. Deve fare un po’ di preparazione fisica, perché ha perso un po’ di massa muscolare. Stiamo cercando di rimetterlo in pista. È importante avere un feedback con il calciatore, e non mi piace forzarli. Ho avuto tanti infortuni in carriera e so che bisogna autogestirli a livello mentale. Bisogna sentirsi pronti. Stiamo lavorando con le dovute cautele. Non so perché è molto soggettiva la cosa. Quando mi dirà che è pronto  allora tornerà a giocare».