Partiamo dalla fine. Il Napoli ha vinto nel catino del Gewiss Stadium di Bergamo, inviolato da ben quattro mesi, contro una signora squadra. Ha ragione Gasperini, l'Atalanta ha giocato bene, molto bene, meritando almeno di pareggiare (non di vincere come invece ha detto lui alla fine della partita). Ma il Napoli è molto diverso da quello che il 3 novembre scorso prese 3 gol al Maradona dagli orobici senza riuscire a farne nemmeno uno. E questa è la prima riflessione che va fatta. In poco più di due mesi la formazione azzurra è cresciuta in modo esponenziale, imprevedibile, strabiliante.
Lo aveva detto Antonio Conte con onestà e coraggio dopo quella sciagurata partita casalinga - "oggi siamo inferiori!". Aggiungendo - "oggi, però, nella partita di ritorno vedremo". Sapeva - il tecnico leccese - più di tutti, di certo più del sottoscritto, che questa squadra aveva un enorme margine di crescita, aveva in sé il seme immarcescibile dello scudetto, bastava innaffiarlo con la giusta quantità di autostima, un sentimento che sembrava per sempre smarrito.
C'è nel Napoli di Antonio Conte qualcosa che non è facilmente spiegabile: una coesione forte e sotterranea, come una corrente irrefrenabile, che la spinge verso il domani con uno spirito di gruppo inesistente fino a sei mesi fa e una voglia di competere con sé stessi e migliorarsi che non esisteva neanche forse ai tempi di Luciano Spalletti.
Ne sono buone testimoni le incontenibili esultanze tanto a partita in corso quanto a fine gara anche dei nuovi arrivati, in particolar modo di quel marcantonio di Philip Billing, già passato dallo stupore e lo spaesamento alla felicità gaudente e cieca del popolo partenopeo. Insomma, il vero miracolo di Conte è stato trasformare un gruppo sfiduciato e disunito in una falange romana, forte, salda e coesa, ben al di là del valore dei singoli, che a dirla tutta tanto straordinario non è (come non lo era già nel Napoli che ha vinto lo scudetto).
Solo dopo vengono le alchimie e gli accorgimenti tattici che hanno ridato equilibrio, fiducia e credibiltà alla squadra intera. Ultima considerazione. Una parte non minore né sottaciuta della conferenza post-partita del tecnico napoletano è stata dedicata (finalmente) ai tifosi, sia per elogiarli - quando parla della folla oceanica che è andata ad accoglierli - che per difenderli, unici ormai in Italia a non essere ammessi in nessuna trasferta (sono già alla sesta). Per ora perciò accontentiamoci del primato in classifica, e cogliamone il grande valore per donne, bambini e uomini.