di Paola Iandolo
E' attesa tra un paio d'ore la sentenza per i tre imputati nel processo per l'omicidio di Roberto Bembo, avvenuto due anni fa a Mercogliano. I giudici della Corte di Assise del Tribunale di Avellino si sono ritirati in camera di consiglio per emettere la sentenza per Niko Iannuzzi, Luca e Daniele Sciarrillo. Camera di consiglio iniziata dopo la discussione dell'avvocato Gaetano Aufiero che ha chiesto la configurazione dell'eccesso colposo di legittima difesa.
La discussione dell'avvocato Gaetano Aufiero, difensore dei tre imputati
"E' la prima volta che mi imbatto in un processo così mediatico”. Ha esordito così il penalista nel corso della sua discussione. “Così invasivo dal punto di vista mediatico. Un processo che, prima di essere affrontato nella sede deputata, era già stato giudicato altrove. In questo procedimento è entrato di tutto: dagli articoli di giornale alle prese di posizione di figure istituzionali che invocavano il massimo della pena. Così come i cortei e persino lo striscione “Vergogna!” affisso davanti all’ingresso di questo Palazzo di Giustizia. Per la prima volta, un processo è stato accompagnato da uno striscione dopo una decisione emessa dall’autorità giudiziaria. Una sentenza di condanna, in pratica, era già stata emessa prima della giornata di oggi.
Il mainstream aveva già condannato questi imputati. Io stesso ho ricevuto ingiurie e minacce. La mia agitazione, ovviamente, mai come in questo processo, è profondamente giustificata. È un processo che affronto con timori e tremori. Noi proveremo a far emergere la verità. Questa difesa non pronuncerà una sola parola che si discosti dalla verità. Perché la verità non è soggettiva. La verità non è quella “pirandelliana” perseguita dal Pubblico Ministero. La verità è oggettiva e, in questo processo, è stata calpestata, umiliata e mistificata da testimoni - oserei dire - maledettamente falsi. Questi testimoni dovranno rispondere delle loro calunnie. Sono state le loro menzogne a mandare in carcere Iannuzzi e Sciarrillo. La verità? Questa è la verità”.
La difesa sulle indagini
"Il punto più basso di questa vicenda? L'attività d’indagine del Pubblico Ministero". Particolarmente duro l'attacco dell’avvocato Gaetano Aufiero all’attività investigativa condotta dall’ufficio della Procura. "Pubblico Ministero che, peraltro, ha affermato che il punto più basso di questa indagine sarebbe la consulenza difensiva del dottor Mastroianni, quando invece non è stato richiamato un solo testimone per visionare le immagini. Questo è il vero punto più basso. Forse si è preferito il buio delle false testimonianze alla luce disvelata dal video dell’aggressione? Perché, questa è la verità: il video ha portato alla luce la verità, le menzogne e falsità pronunciate da testimoni. Testimoni che, a mio avviso, sarebbero dovuti essere iscritti tutti nel registro degli indagati”. “Nel video si individuano diversi momenti fondamentali per la ricostruzione della vicenda, e il primo giudice a visionarlo è stato Fabrizio Ciccone, che ha accolto l’istanza di attenuazione della misura cautelare. Il giudice ha evidenziato la presenza di più fasi e, in particolare, ha sottolineato che al momento del presunto delitto la rissa era ormai sedata. Il video, oltre a rappresentare una prova documentale, fornisce un dato cruciale: il tempo intercorso prima della colluttazione, ben sette minuti. Questo elemento risulta determinante per comprendere non solo il reale svolgimento dei fatti, ma anche per smascherare la falsità delle testimonianze raccolte, che appaiono incompatibili con quanto registrato dalle immagini. Si vede un soggetto sferrare un violento calcio a Luca Sciarrilo e, come si vede dal video, il fratello Daniele lo trascina per trovare rifugio dall’altro lato della strada”.
La difesa sulle immagini video
La conclusione del difensore degli imputati: “Iannuzzi è scappato, ha visto attraversare altre persone, era già stato aggredito. Ci sono le immagini: è Bembo che torna di là, a rissa sedata. E perché lo fa? Non certamente per parlare. Lo fa perché gli aggrediti scappano. Nico Iannuzzi, in quei 18 secondi testimoniati dal video, ha utilizzato il coltello. Avrebbe potuto evitare di farlo? Avrebbe potuto chiamare aiuto? No, ha scelto di usare il coltello. La Corte dovrà valutare questa azione, ma tutto deve essere contestualizzato. E questo non lo dico io, non lo dice l'avvocato Vozzella, lo dice la Cassazione. Voi dovete provare a calarvi in quel momento e comprendere cosa Iannuzzi avrebbe dovuto fare. Noi riteniamo che si dovrebbe configurare l'eccesso colposo di legittima difesa. Perché questo è accaduto: l’accoltellamento non si è avuto per lo sguardo, l’accoltellamento si è avuto per l’aggressione. Questa è la verità, nient'altro che la verità, e mi auguro che la valutazione in camera di consiglio si per questa verità”.
Le richieste del pm
Il pm non ha chiesto di poter replicare dopo la discussione dell'avvocato Gaetano Aufiero, Ricordiamo che lo scorso 11 dicembre, il pm Vincenzo Toscano, dopo oltre tre ore di requisitoria, ha chiesto 25 anni di reclusione per Niko Iannuzzi, 21 anni e 9 mesi per Luca Maria Sciarrillo e 8 anni di reclusione con esclusione dell’aggravante dei futili motivi per Daniele Sciarrillo.