Napoli

La diciassettesima di campionato del Napoli in terra ligure contro il redivivo Genoa ci ha riservato una esaustiva e convincente rappresentazione dell'eterno dualismo tra cielo e terra, fatica e astrazione, bello e brutto. In pratica ci ha ricordato che esistono situazioni in cui non tutto quello che brilla poi luccica, non tutto quello che è compiuto è poi definitivo e (soprattutto) non tutto quello che appare poi è.

Ho appositamente scelto di porre nell'ordine cronologico degli opposti il gradevole prima dello sgradevole perché è esattamente quello che ci ha riservato la formazione azzurra nel corso della partita: un primo tempo partecipativo, pimpante e con convincenti trame di gioco e soluzioni tecniche - due gol buoni e uno annullato per pochi centimetri, tre occasioni clamorose con traversa allegata, sembrano sufficienti a descrivere la dominanza assoluta patita in campo dai grifoni - e un secondo tempo horribilis (lo scrivo in latino, in quanto foriero di quanto aggiungerò), senza capo né coda, senza idee o forse voglia, supponente e fragile, come uno (il tifoso) che è stato risvegliato da un sogno meraviglioso con due ceffoni ben assestati.

Lo stato di disorientamento - il classico "ma che è successo?" - ci ha travolto tutti e ancora pesa sulle scelte logiche e verbali che governano questo mio pezzo. Avevo già detto del buon secondo tempo contro l'Udinese che, seguito dal primo tempo genevese sponda rosso-blu, fa addirittura una partita intera, peccato però che sia stata suddivisa tra due differenti turni di campionato, con tutti i rischi (per il Napoli) e tutte le palpitazioni (dei suoi irriducibili tifosi) che ne conseguono. Quanto alla prima c'ha già pensato Antonio Conte nella conferenza stampa post- partita quando ha esclamato con aria imbufalita: "Brutto secondo tempo, così si piange!". In riferimento alla seconda non resta che rivolgersi alla mitologia romano-italica che vedeva come padre di tutti i suoi dei quel Giano Bifronte che come nessuno può rappresentare in un'unica immagine la sfida di Marassi appena trascorsa.

Il dio Giano presiedeva, infatti, "a tutti gli inizi e i passaggi e le soglie, materiali e immateriali, come le soglie delle case, le porte, i passaggi coperti e quelli sovrastati da un arco, ma anche l'inizio di una nuova impresa, della vita umana, della vita economica, del tempo storico e di quello mitico, della religione, degli dèi stessi, del mondo, dell'umanità". Voltandoci al passato, auguriamoci così, che quella che oggi ci appare come una odiosa dicotomia non possa diventare una gioiosa opportunità.