Il volto costituzionale del carcere è il titolo dell'incontro avvenuto al centro direzionale di Napoli, nella sala don Peppe Diana del consiglio regionale della Campania, in occasione della presentazione di "Carcere. Idee, proposte e riflessioni" (Rogiosi Editore 2020), di Samuele Ciambriello garante campano delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale.
Un incontro organizzato dal garante e dall'Arec (Associazione ex consiglieri regionali) con la presenza di Nando Morra e Franco Bianco vicepresidenti Arec, la direttrice del carcere di Secondigliano Giulia Russo, la presidente del tribunale di sorveglianza di Napoli Patrizia Mirra, Tullio Morello membro del Csm e don Franco Esposito direttore pastorale carceraria diocesi di Napoli, da remoto l’intervento di Giovanni Russo capo dipartimento dell'amministrazione penitenziaria.
Un incontro pensato per dar luogo a una riflessione su ruolo e funzione attribuiti al carcere dalla costituzione tenendo conto delle rilevanti criticità che caratterizzano questo ambito e che secondo il garante:
"Sono la prova, nella loro degenerazione, del tradimento del dettato costituzionale che vede nella pena una funzione redentiva e non afflittiva".
Nel suo intervento il garante Ciambriello si è soffermato sulla durezza delle condizioni in cui versa la comunità carceraria e che condiziona detenuti e detenenti.
L'autore del volume ha affermato che: "Dignità è un paese dove le carceri non siano sovraffollate e assicurino il reinserimento sociale dei ristretti".
Purtroppo, però, il sovraffollamento non è l'unico problema e, secondo il garante, la sicurezza non si può semplificare con il carcere e non può essere declinata solo in termini di proibizionismo e punizioni.
Ciambriello ha poi toccato il tema dolente delle pene inflitte ai minori che, se delinquono, è perché portano dentro un grande vuoto esistenziale.
Il garante ha concluso auspicando: "Un pacchetto sicurezza ma interventi che siano il frutto di una coscienza civile in crescita contro ogni deriva giustizialista. Il tutto è riassunto nel riferimento alla costituzione vista come baluardo di chiunque si occupi di carcere rispettandone la funzione rieducativa e negando ogni meccanismo che tenda a umiliare piuttosto che ricomporre".