Benevento

La notizia arriva dallo Studio3A, che assiste i familiari: eseguita dal medico legale Massimo Esposito l'autopsia di un 73enne di Montesarchio morto il 12 dicembre al San Pio, tre giorni dopo una caduta. Una vicenda al centro di una indagine del pm Licia Fabrizi e dei carabinieri, iniziata il 10 dicembre, quando l'uomo, che soffriva di alcolismo, viene trovato dal figlio a terra, in camera da letto, "in seguito ad una caduta dovuta verosimilmente a una crisi da astinenza alcolica".

E' cosciente, "ma presenta escoriazioni al naso e un profondo taglio al ginocchio destro. Viene quindi allertato il 118 e il paziente viene trasportato in ambulanza al Pronto Soccorso del Fatebenefratelli, dove però, dopo gli accertamenti protrattisi per l’intera giornata, alle 6.30 di mercoledì 13 dicembre i sanitari lo dimettono: gli esami non evidenziano problematiche - i parametri vitali sono nella norma, del resto è sempre lucido - né lesioni particolari determinate dalla caduta se non un dito rotto e una possibile frattura al setto nasale, ma non disponendo nel nosocomio di un otorino, dal Fatebenefratelli ne dispongono in trasferimento al San Pio per una consulenza specifica".

Il racconto prosegue, secondo Studio 3A, "dopo lunghe ore passate su una barella, senza cibo né cure, al punto che il figlio minaccia di chiamare i carabinieri, la sera dello stesso 13 dicembre una dottoressa del San Pio lo informa che può riportare a casa il padre, che è “dimissibile”: per i medici non è necessario intervenire neanche sulla lesione nasale. Ma la notte seguente la situazione precipita; all’una di giovedì 12 dicembre il figlio trova il 73enne su un letto con le sbarre al pronto soccorso, attaccato all’ossigeno e con i monitor al cuore: lo stanno portando a fare una Tac". 

Dopo l’esame, avrebbe chiesto ai dottori cosa fosse accaduto , sentendosi rispondere "che il padre aveva tre costole rotte, un polmone perforato e un vasto ematoma alla testa, ferite che potrebbe aver riportato con un’altra caduta, ma questa volta colpevolmente avvenuta in ospedale dove il paziente sarebbe dovuto essere protetto e vigilato, anche in considerazione della sua patologia".

Alle 3.30 il malcapitato "va in arresto cardiaco una prima volta: riescono a rianimarlo. Ma nel pomeriggio, alle 17.20, i medici ne comunicano il decesso al figlio", che decide di presentare un esposto