Avellino

Il recupero della storia nella città di Avellino. 

Visto che persistono delle controversie tra i cittadini avellinesi sulle mura circondariali del Carcere Borbonico, se demolirle o lasciarle intatte nel tempo, pubblichiamo l'intervento di Osvaldo Sarnelli, un ricercatore storico, amante dei monumenti della città di Avellino.

di Osvaldo Sarnelli*

Si è vero, alcuni avellinesi vorrebbero che siano demolite per vedere il fabbricato in tutta la sua grandezza, mentre altri ritengono di doverlo conservare nel tempo, ed altri ancora incerti a dare una risposta.

Questi si e no, persistono specialmente tra i giovani: a me piace senza le mura per ammirarlo in tutta la sua grandezza; a me piace vedere l’antico carcere con le sue mura.

Ma sono solo dei si e no di piacere, assoluti, netti, che mancano di una riflessione.

Più precisamente, sono esclusivamente delle affermazioni prive di una vero e proprio significato, ossia di un’attenta e ragionevole riflessione giustificativa.

Cerchiamo allora di poter fornire una ragionevole soluzione a questi si e no.

Se ipotizzassimo la demolizione delle mura circondariali del Carcere Borbonico, vedremmo emergere, in quell’ampio spazio urbano che lo circonda, una perla, un diamante in tutta la sua bellezza.

Vedremmo stagliarsi, questa meravigliosa opera architettonica, conservata nel tempo, con tutti quei bei mattoni a faccia vista, che si succedono architettonicamente nella sua meravigliosa forma stellare, in quello spazio urbano che lo circonda.

Insomma sarà una cosa bella, anzi bellissima, non l’ho si mette in dubbio.

Ma poi, quali saranno le conseguenze della loro demolizione? E’ un interrogativo che certamente ci dovrà far riflettere, perché bisogna prevederle.

Ebbene, se venissero demolite le predette mura, andremo a distruggere quello stretto legame che si è conservato da circa due secoli tra l’antico fabbricato e le sue mura. Un legame, creato nella loro costruzione, in quella perfetta unione che li tiene saldamente uniti.

La forza maestosità che detiene il fabbricato è racchiusa in quelle mura, che celano all’interno di esso, quella segretezza e riservatezza conservata nel tempo. Demolire le sue mura circondariali, priveremmo al Carcere Borbonico quel legame che aveva con le sue mura. Le stesse mura, le possiamo rilevare, della stessa fattispecie, in tutti gli esistenti carceri. Entrare all’interno di quelle mura, percepiamo quella particolare sensazione di sentirci isolati dal resto della città: dal ridotto rumore del traffico veicolare, dalla visione parziale o totale dei fabbricati che lo circondano, dalla visione del traffico pedonale e veicolare. E poi, non dimentichiamo, che su quelle mura le guardie carcerarie le percorrevano per vigilare.

Se demoliamo quelle mura, noi andremmo a distruggere un altro pezzo di storia di Avellino, e non potrà più essere chiamato Carcere Borbonico. Chi desidera vedere il Carcere Borbonico, basta entrarvi all’interno delle mura, in quei spazzi pubblici e ammirarlo da vicino, visitarlo e toccarlo. Non commettiamo un ennesimo errore commesso dalle passate amministrazioni, nella prima metà del secolo scorso, di aver demolito quella bellissima Chiesa di S. Francesco con l’annesso Convento, sorta nel periodo medievale, e il suo loggiato da cui si poteva dominare l’intera Piazza Libertà. Potremmo, in seguito, andare incontro anche ad una ulteriore conseguenza spogliandolo di quelle mura.

Si potrebbe verificare, nell’arco di circa trenta-quaranta anni, che le future amministrazione riterrebbero superfluo l’esistenza di quei fossati che lo circondano, e quindi coprirli per ricavare in superficie dei spazzi pubblici da utilizzarli a parcheggi od altri usi. E questo comporterà un ulteriore fine del Carcere Borbonico. Quindi, cerchiamo con amore di conservarlo integro nel tempo, con le sue mura di protezione, per le future generazioni. Questa raccomandazione è rivolta particolarmente ai giovani avellinesi, tra i quali persistono, sicuramente, quei si di voler demolire le sue mura.

*Ricercatore - Storico