L’ultima indagine Cresme, presentata questa mattina Milano, certifica un trend negativo del comparto dell’edilizia già ampiamente previsto da Federcepicostruzioni, e che potrebbe di qui a poco presentare un conto ancor più allarmante dal punto di vista occupazionale e su tutto l’importante indotto collegato alle costruzioni.
L’edilizia nel 2024 perde 19 miliardi di euro, e registra una flessione negli investimenti del 4,2%, con stime negative per l’anno che sta per iniziare. Colpa dello stop al Superbonus, che provoca un -16,9% nei programmi di rinnovo dell’edilizia residenziale (dopo il -3,8% del 2023): trend che non si arresterà nel prossimo anno. Cresme, infatti, stima una ulteriore flessione del -21,1%.
“E’ purtroppo evidente – commenta il presidente di Federcepicostruzioni, Antonio Lombardi – che cali così considerevoli, pari ad un quinto degli investimenti complessivi, non potranno non avere conseguenze pesantissime anche sull’indotto e sull’occupazione. Stando alle stime del nostro Ufficio Studi, i posti di lavoro persi, alla fine del prossimo anno, potrebbero arrivare anche ad un milione, con tutte le conseguenze, anche sul piano sociale, facili da immaginare”.
Poco incidono i dati positivi dell’edilizia non residenziale (nuova edilizia: + 1,3%; i progetti di rinnovo, invece, per le medesime ragioni di cui sopra, chiudono con un calo dello 0,6%); o il trend degli investimenti in opere pubbliche: +13,7% (+21,5% per l’edilizia residenziale e +10,7% nel Genio civile). Il bilancio complessivo degli investimenti, si chiude infatti nel 2024 con un -4,2%, con una ulteriore flessione – stando sempre alle stime Cresme – del 6,2% nel 2025.
“Il quadro è assolutamente sconfortante – commenta ancora il presidente di Federcepicostruzioni Lombardi – soprattutto se rapportato ad ulteriori indicatori, spesso paradossali, altrettanto preoccupanti. Basti pensare che, se da un lato è già di per sé allarmante la flessione nei programmi di rinnovo dell’edilizia residenziale ma anche non residenziale, dall’altro vi sono ulteriori 5,4 miliardi da spendere sul Pnrr per intervenire sul patrimonio edilizio, nonostante il copioso drenaggio di risorse compiute per coprire il fantomatico buco in bilancio del Superbonus. Per le misure legate al recupero del nostro patrimonio immobiliare e quindi ad interventi sul patrimonio edilizio, siamo ancora fermi ad una spesa del 72,54%; restano da spendere ancora 5,4 miliardi, distribuiti su ben 13 misure del PNRR. Indicatori ancora più allarmanti registriamo in altri ambiti come l’edilizia scolastica, dove la spesa è ferma al 27,02%. Sono stati investiti appena 3,3 miliardi dei 12,1 disponibili”.
Ma è il dato complessivo del PNRR a destare preoccupazioni: la spesa effettiva ad oggi è ferma al 26,41% (51,3 miliardi su 194,4 disponibili). Il dato è leggermente migliore per le misure complessivamente dedicate alle infrastrutture: 40,86%. Ma sono comunque evidenti i ritardi, a due anni dalla scadenza del piano: sono stati spesi 21,8 miliardi dei 53,3 disponibili.
L’Ufficio Studi di Federcepicostruzioni ha allargato l’indagine anche ai POR e ai FESR, ricavandone un quadro altrettanto preoccupante. Il FESR 2014-2020 se da un lato chiude con un ottimo 111,8% negli impegni, dall’altro registra ancora – ad agosto 2024: dato Ragioneria Generale dello Stato – ritardi nei pagamenti, fermi al 90,94%. “Il dato più preoccupante – commenta il presidente Lombardi – è che le performance peggiori si registrano proprio in quei territori in cui i programmi FESR dovrebbero avere assoluta priorità. Nelle regioni meno sviluppate, infatti, i pagamenti sono fermi all’87,98% contro il 92,67 delle regioni più sviluppate”.
Non si prefigurano scenari migliori con la nuova programmazione 2021-2027, che prevede risorse complessive (per le sole risorse a valersi sul FESR) per 44,2 miliardi. Lo stato di avanzamento è fermo al 10,79% e i pagamenti al 2,39%. Ancora una volta con i ritardi più marcati nelle regioni meno sviluppate e nelle misure direttamente gestite dai Ministeri.
“Se da un lato la disponibilità di risorse rende il quadro complessivo meno sconfortante – conclude la sua analisi il presidente Lombardi – dall’altro i ritardi nell’utilizzo destano non poche preoccupazioni. Occorre un vero e proprio piano Marshall che accentri decisioni e responsabilità e consenta l’immediato utilizzo di tutte le risorse disponibili, accelerando programmi e progettualità, e aprendo immediatamente cantieri. Per il comparto delle costruzioni si profila un 2025 preoccupante, che potrebbe impattare sensibilmente sull’economia generale e sull’occupazione: rinviare ancora, riprogrammare, o tergiversare tra solite ben note inefficienze e burocrazia spasmodica, è un lusso che il nostro Paese, ed il Mezzogiorno in modo particolare, non può assolutamente permettersi”.