Benevento

Avrebbe ideato e organizzato il delitto della ex compagna, affidando il compito ad un killer, che non è ancora stato individuato, che per fortuna aveva fallito. Perchè lei, nonostante un colpo di pistola alla fronte, si era miracolosamente salvata. Un tentato omicidio, dunque, aggravato dalla premeditazione, contestato in concorso, al pari degli addebiti di rapina e porto illegale di arma, a Nicola Fallarino, 40 anni, di Benevento, per il quale è stata prospettata anche una tentata estorsione.

Questa mattina l'udienza preliminare dinanzi al gup Salvatore Perrotta – in aula il procuratore facente funzioni Gianfranco Scarfò-, nel corso della quale l'avvocato Domenico Esposito, nuovo difensore di Fallarino, ha chiesto per il suo assistito il rito abbreviato. Appuntamento il 25 febbraio con la discussione – la donna, parte civile, è rappresentata dall'avvocato Benedetta Masone – e, poi, la sentenza sull'episodio accaduto l'11 novembre 2023, poco dopo le 6, al rione Libertà.

Secondo una prima ricostruzione, uscita di casa con il cane per andare al lavoro nel bar che gestiva, la 32enne si era trovata di fronte, sul pianerottolo, un uomo che, volto coperto da un casco, aveva fatto fuoco con una 635 ed aveva spinto la malcapitata all'interno dell'appartamento, sottraendole due telefonini e la somma di 2mila euro che custodiva nella borsa. Poi era fuggito in sella ad un motorino, facendo perdere le sue tracce. Soccorsa, la malcapitata era stata trasportata al San Pio ed operata, riuscendo a scamparla.

Immediato l'avvio delle indagini del pm Stefania Bianco e della Squadra mobile, che a dicembre erano state scandite dall'arresto di Nicola Fallarino, già detenuto in Sicilia per l'omicidio di Cosimo Nizza, ritenuto il presunto mandante. Secondo gli inquirenti, avrebbe maturato il proposito di attentare alla vita della ex già diversi giorni prima perché non avrebbe tollerato l’interruzione della relazione e dei colloqui in carcere da parte della 32enne e la nuova vita sentimentale della stessa. Per questo avrebbe preteso che lei abbandonasse l’appartamento in cui avevano convissuto e il bar, che considerava suoi.

Attraverso una serie di messaggi via whatsapp da un celulare di cui sarebbe stato in possesso nonostante fosse in carcere, l'avrebbe minacciata (e altrettanto avrebbe fatto con la mamma) ripetutamente che “l’avrebbe fatta sparare, che le avrebbe fatto incendiare tutto quanto posseduto da lei e dalla sua famiglia, dalla casa alla macchina.