di Paola Iandolo
Gestivano un traffico di cocaina e hashish in Valle Caudina che si estendeva fino al capoluogo irpino e travalicava i confini provinciali. Si rifornivano della droga nell'hinterland napoletano, per poi piazzarla in Irpinia e nei comuni limitrofi del Sannio. A finire nei guai le figlie e la moglie del boss Fiore Clemente, attualmente detenuto in carcere. Si tratta di E. C., 27 anni, arrestata dagli agenti della Squadra Mobile. Per lei sono stati disposti gli arresti domiciliari. Obbligo di dimora, invece, per la mamma (moglie del boss Clemente) T. C., 65 anni, e la sorella F. C., 23 anni. Altre due persone sono coinvolte nell'operazione "Black Monday" - scattata ieri mattina all'alba - condotta dalla Squadra Mobile della Questura di Avellino sotto il coordinamento della Procura della Repubblica : D.P. 31 anni, (cognato di E. C.) e obbligo di dimora per G.D. P., 24enne. I cinque sono difesi, tra gli altri, dagli avvocati Fabio Russo, Valeria Verrusio e Stefano Alessandrelli. I legali sono già a lavoro per presentera l'istanza di riesame.
Le accuse
Nell'ambito dell'inchiesta risultano indagate altre due persone alle quali viene contestato il reato di favoreggiamento. Avrebbero, in sostanza, aiutato alcuni degli indagati a depistare le indagini. Avevano creato una vera e propria piazza di spaccio. La sede di smistamento era l'abitazione della figlia del boss. Si rifornivano, dunque, di droga dall'hinterland napoletano. I cinque destinatari delle misure cautelari devono rispondere di detenzione e cessione di sostanze stupefacenti. Ieri mattina sono stati raggiunti da un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Avellino, Giulio Argenio, su richiesta della Procura della Repubblica di Avellino, diretta dal procuratore Domenico Airoma. A coordinare le indagini svolte dalla Squadra Mobile, il sostituto procuratore, Luigi Iglio. Ad eseguire l'ordinanza sono stati gli agenti della Squadra Mobile. L'attività d'indagine ha permesso di scoprire la rete criminale dedita allo spaccio di sostanze stupefacenti, in particolare cocaina. La compagine criminale che operava in Valle Caudina, trafficava «in modo costante e sistematico, sostanze stupefacenti» in diversi paesi di quell'area, non solo quelli che fanno parte dell'Irpinia, anche nei Comuni del Beneventano. La droga veniva acquistata nell'hinterland napoletano.