Benevento

Gaetano Auteri ad Ottogol. Una lunga chiacchierata, senza filtri e senza giri di parole, uno spaccato del tecnico di Floridia che è tornato lo scorso anno nel luogo dove aveva già vinto, per regalarsi nuovi sogni e nuove emozioni. Iniziamo però dalla fine, dalle parole del presidente Vigorito che non ha voluto mancare, sia pur solo con un intervento telefonico, ad una serata così suggestiva, tracciando un ritratto caleidoscopico dei suoi due maggiori collaboratori nel Benevento Calcio, il direttore Carli e mister Auteri: “Carli – ha detto il presidente - lo paragonerei a Richelieu, il cardinale francese, che interveniva in maniera sapiente in ogni decisione del re. Auteri è invece un uomo del Sud che ha vissuto i sogni da allenatore e calciatore. Un sognatore pragmatico. Come recita il testo di una canzone “solo chi non ha coraggio può perdere un sogno”. Lui il coraggio lo ha e i sogni non dovrebbe perderli più”.

 

Don Gaetano inizia con un breve tratteggio di ciò che s'è fatto finora: “Possiamo fare meglio, penso sempre in positivo. Quello che abbiamo ottenuto fino ad ora è esattamente quello che ci siamo meritati. Ma abbiamo tanti margini di crescita, per esempio nell'interpretare i vari momenti della partita. Quando impareremo a fare questo saremo diventati davvero forti. Sono convinto che vogliamo ottenere ancora di più”.

TARANTO. Si parte dalla sfida dello iacovone: “Non abbiamo fatto un brutto primo tempo: per vedere una bella partita dobbiamo essere in due. Per giocare bene bisogna avere criteri da imporre in ogni momento della partita. Nel primo tempo il Taranto ha giocato con dieci giocatori dietro la linea della palla. Comunque noi abbiamo creato due azioni da gol. Contro questo Taranto puoi vedere chiunque non giocare bene- Lo sapevo, il ritmo lo puoi vedere se l'avversario ti dà la possibilità di trovare uno spazio. Anche nel secondo tempo le sostituzioni non sono state dettate da un demerito, ma dalle caratteristiche che servivano. Altrimenti hai una sola alternativa per vincere queste partite: gettare il pallone avanti e sperare. Pure l'Avellino, quando è andato sotto contro gli jonici, ha attaccato in un modo monotematico, giocate sulle fasce laterali e palla in mezzo. Il Taranto era lì e non hanno cavato il ragno dal buco. Noi nel secondo tempo abbiamo aumentato la continuità, fatto soffrire di più gli avversari. Una volta sbloccata la partita sembrava di avere più spazi, ma il Benevento era sempre quello”.

QUALITA'. "La fierezza e l'autorevolezza - dice - la dobbiamo esprimere meglio. Forse siamo mancati nel primo tempo di Catania e nel secondo di Monopoli, poi a Picerno. Per struttura e atteggiamento siamo una delle squadre che recuperano più velocemente la palla. Ce l'abbiamo questo atteggiamento. Il calcio si presta a tante interpretazioni, ma noi non abbiamo queste carenze. Vero è che quando ci alzano il ritmo, dobbiamo essere più lucidi e continui e trovare formule alternative a quello che ci propongono gli avversari. Questo piccolo step dobbiamo farlo proprio sotto questo aspetto. Sono convinto che lo faremo”. Squadra qualche volta poco cinica: “Se per cinismo vuol dire creare poco e ottenere tanto, allora la chiamo fortuna. Noi invece dobbiamo creare tanto e non concedere. A Catania non abbiamo fatto bene, ma forse ho fatto delle scelte troppo precoci, nel secondo tempo meglio, se avessimo pareggiato non avremmo rubato nulla. Bisogna migliorare la continuità, fare gol su calci piazzati e non subirli. Poi ti guardi indietro e vedi che in sedici partite abbiamo preso due gol su calci piazzati. Sulle palle inattive non c'è una formula perfetta: bisogna valorizzare i vantaggi e lavorare sugli svantaggi. Dobbiamo crescere quando la partita prende una piega e ogni tanto scadiamo nel braccino corto. Nel finale, nei recuperi il pallone deve sparire. In definitiva ci dobbiamo abituare a partite come quella di Taranto: 10-15 minuti di gestione dopo il 2 a 0 non mi sono piaciuti. Bisogna acquisire continuità su quello che facciamo di molto buono. A Tarato proprio per togliere ogni rischio, ho messo Meccariello, che è entrato molto bene. Quando faremo questo step saremo forti. Ci siamo già, anche se ci sono ancora cose da aggiungere. Le palle inattive? A volte ho fatto delle scelte pensando ai calci da fermo, ma poi bisogna tener conto di tutto, anche di una briciola. Non mi è mai piaciuto scopiazzare: sulle palle inattive, alcuni movimenti non producono niente. E' tutta forma e nessuna sostanza. Ma non fai gol se non calci bene e se non hai colpitori di testa.”

LA PANCHINA. "Viviani è in grandissima crescita, lui e Talia nel primo tempo hanno perso qualche pallone, ma può capitare.. Abbiamo giocatori importanti e destinati a crescere. Acampora? Abbiamo deciso insieme che rimanesse con noi, ha cominciato un percorso di lavoro perfetto, poi s'è fatto male. Per uno come lui che viene a qualche annata non al top, puoi recuperare quella condizione solo lavorando e crescendo in allenamento. Con l'Avellino gli ho chiesto dieci volte se si sentiva bene, a Taranto è entrato molto bene. Continua questo percorso di lavoro, poi toccherà a me scegliere i giocatori adatti per la partita. La forza della panchina? Siamo il Benevento, non possiamo pensare di avere una rosa di 12-13 titolari, siamo assortiti per questo. Ogni tanto viene qualcuno che mi viene a parlare, perchè ci tiene a giocare. Ma non trascuro mai nessuno, faccio semplicemente delle scelte. Si gioca in dieci più il portiere. Guardo sempre il lavoro quotidiano, come ci si pone di fronte all'allenamento, come si sta mentalmente: 15-16 giocatori sono di uguale livello. Ma non c'è nessuno che fa la vittima. Certo che quando uno non viene scelto per un attimo rimane deluso. Ma poi deve prevalere l'obiettivo di tutti. E questo i miei lo fanno: grande solidarietà prima e dopo le partite. La panchina? Sono tutti titolari”.

IL PROGETTO GIOVANE. “Terminando la stagione scorsa avevamo già dentro dei ragazzi: Viscardi, Talia, poi vale sempre il percorso di lavoro. Sabato a Taranto c'era un 2002, Fiorani che conosco perchè l'ho avuto ed è molto bravo ed è un po' sprecato. Da dicembre abbiamo cominciato ad allenare Perlingieri, è un 2005, hai voglia di cose che deve imparare. Siccome il Benevento fa un settore giovanile importante già da diversi anni è giusto che si sia fatta questa scelta. Prisco non lo conoscevo, dopo una settimana mi sono convinto. Ogni obiettivo che si raggiunge, va resettato. E si persevera per ottenere di più. Attraverso il lavoro quotidiano. A sinistra ho Viscardi, Ferrara e Sena che è un 2004 ed ha qualità importanti, pur avendo giocato solo in D a Siracusa”. Un rapido amarcord sui giovani lanciati da Auteri: “Ho avuto con me a Matera Di Lorenzo: con me faceva il quinto, con la Reggina anche il braccetto a destra. Con me ha fatto bene: qualcuno mi chiedeva all'epoca perchè Darmian gioca in Nazionale e Di Lorenzo no. Carfora? E' pronto, ma bisogna fare delle scelte: ha una grade competizione in questo gruppo, può fare tutti i ruoli, ma si allena sempre bene e in qualunque altra squadra giocherebbe e farebbe sempre bene. Anche fisicamente è pronto. E' un 2006”.

IO E IL PRES. Il tecnico racconta del suo rapporto col presidente Vigorito: “Con Vigorito ho un gran rapporto da sempre, non lo dico per piaggeria, di grande trasporto e grande affetto. Persona di valori e che merita. Il Direttore è uno delle poche persone in quel ruolo che ho trovato leale e competente. Sono stato sempre leale e mi è capitato di subire slealtà. Quando lavoro con le persone mi prendo le mie responsabilità”. Ricorda il “divorzio” dalla strega dopo la grande vittoria: “Allora ci fu un grande equivoco, ma sapevo che solo grazie alla presenza del presidente quella squadra avrebbe avuto un futuro. Qualcuno ha sfruttato quell'ossatura, altri hanno sfruttato quel lavoro e tutto questo mi è rimasto in gola, questo nodo vorrei togliermelo”. Flash back della serata della prrsentazione delle maglie: “La mia mimica facciale era commossa e turbata, un'espressione vera: ci auguriamo di rifarla tutti insieme, gioendo, ma solo un pochino, poi si pensa subito al futuro. Il presidente sa che alcuni valori ce li ho, quelli di uno che viene dal Sud. Non ci speravo più di poter tornare, poi invece improvvisamente... Il presidente è una persona che non ha rancori, avevo fatto delle valutazioni sbagliate. L'unica volta che ho alle spalle una società forte, una struttura che ha progetti e programmi e scegli le persone che devono attuare quei progetti. In carriera ho trovato progetti effimeri, qui invece è tutto diverso. Il Benevento è destinato a crescere, lo fa con progetti e persone importanti. Ho scelto di ritornare perchè bisogna portare a termine una cosa che ora non si dice. Poi la nomineremo per un secondo, un attimo dopo mi farà piacere vedere felici le persone accanto a me”.