Un giorno destinato a entrare nei libri di storia del Movimento 5 Stelle. L’assemblea costituente, convocata per tracciare la nuova rotta di una forza politica nata come protesta e trasformata in un partito strutturato, ha sancito due decisioni epocali: la cancellazione della figura del «garante» rappresentata da Beppe Grillo e l’abolizione del limite dei due mandati elettivi. Un passaggio simbolico, ma anche sostanziale, che segna il definitivo distacco dal passato e l’ingresso in una nuova fase politica.

La spaccatura tra passato e presente

Le votazioni degli iscritti, chiuse alle 15, sono il culmine di un lungo confronto interno, spesso aspro, che ha visto il leader Giuseppe Conte e il fondatore Grillo fronteggiarsi su visioni opposte del futuro del Movimento. Da un lato, Conte ha spinto per un rinnovamento che includesse maggiore partecipazione e una nuova leadership diffusa. Dall’altro, Grillo, con la sua consueta ironia, ha commentato la trasformazione del Movimento come un passaggio «da francescani a gesuiti», sottolineando il rischio di perdere lo spirito originario di umiltà e servizio.

Il riferimento non è casuale: San Francesco è stato per anni il simbolo ideale del Movimento, un richiamo alla semplicità e alla lotta contro i privilegi. Ma il paragone con i gesuiti – storicamente associati a un’intelligenza strategica e talvolta percepiti come ambigui – getta un’ombra sul nuovo corso voluto da Conte. L’antico motto “falso come un gesuita” sembra echeggiare come monito per chi teme un Movimento troppo calcolatore e lontano dai principi fondanti.

I risultati della votazione e i punti nodali

Tra i dieci quesiti sottoposti agli iscritti, sei riguardavano direttamente il ruolo di Grillo. La sua figura, un tempo centrale e intoccabile, è stata progressivamente ridimensionata, fino alla definitiva eliminazione della carica di garante. Gli altri quesiti hanno toccato temi di indirizzo, tra cui la collocazione politica del Movimento, le alleanze future e il superamento del limite dei due mandati. Quest’ultimo, pur non facendo parte dello statuto ma del codice etico, rappresenta un cambiamento sostanziale: apre la strada a un numero illimitato di ricandidature, trasformando radicalmente la natura del Movimento.

Il futuro del Movimento

Le decisioni prese aprono una nuova fase politica, ma non senza rischi. La riduzione dei militanti attivi – passati dai 170 mila della primavera agli attuali 89 mila – evidenzia una base meno numerosa e forse meno entusiasta. Inoltre, il rinnovamento interno potrebbe portare alla «decapitazione» dell’ala movimentista, rappresentata da figure come Virginia Raggi e Danilo Toninelli.

«Oggi nasce un nuovo Movimento», esultano i sostenitori di Conte, ma il futuro resta incerto. Molto dipenderà dalla capacità del nuovo corso di convincere non solo gli iscritti, ma anche l’elettorato che ha sostenuto il Movimento negli anni delle sue battaglie più dure. La sfida è chiara: trovare un equilibrio tra l’ideale francescano e la strategia gesuita, tra la rivoluzione e il compromesso.

Il Movimento 5 Stelle, per anni un vento impetuoso di cambiamento, ora deve dimostrare di saper essere non solo un’alternativa, ma una forza politica capace di governare con coerenza e visione.