Salerno

Il tabellone del Mapei Stadium dice Sassuolo 4, Salernitana 0. Risultato pesante, duro da digerire. A Reggio Emilia tutte le buone intenzione di Stefano Colantuono vengono cancellate. O meglio, rimandate ad “esami meno proibitivi” come quello di sabato prossimo con la Carrarese che ha già il sapore di gara spartiacque. Fa strano pensarlo potesse esserlo già a novembre e soprattutto lascia ancora più delusione pensare che questa Salernitana ora debba far respirare di nuovo la paura di una nuova e ancor più clamorosa retrocessione. Postumi della psicosi generale della scorsa stagione? In parte sì, ma non solo. Perché l’arrendevolezza della Salernitana nella seconda parte di gara al Mapei Stadium ha permesso virtualmente di premere “play” sul video-racconto della stagione 2023-2024, trasformando in Emilia come la 52esima giornata del campionato chiuso con una retrocessione mortificante.

Il punteggio pesante dell’Emilia è anche fotografia della distanza netta, fortissima che passa fra la società Sassuolo e la dirigenza Salernitana. Da una parte un club scioccato dalla retrocessione in serie B, impronosticabile ad inizio stagione, ma fermo e convinto nel bloccare la diaspora ripartendo dai suoi uomini migliori, con l’intento chiaro, limpido di ritornare in serie A. Dall’altra la Salernitana rivoluzionata sia per scelte che per motivi economici, costretta a subire il mercato estivo invece di programmare acquisti, affidandosi alla filosofia di Martusciello e all’ingegno di Petrachi. Appena due ingredienti per provare a ripartire, insufficienti soprattutto per un campionato come la serie B che viene fuori con i giudizi alla distanza. Dall’alto, una società impassibile, costretta a fare ai conti e a sperare nel rinnamoramento del suo patron. Troppo poco. Anzi, poco e basta. Anche per raggiungere l’obiettivo minimo senza timori.