Bisogna rifondare la politicaCi sono fatti che sembrano marginali, mentre contengono utili indicazioni per capire aspetti della società. Ne elenco tre: 1) La famiglia di un giovane meridionale, ricercatore di una Università milanese, è costretta ad inviargli mensilmente una somma per pagare il fitto di un monolocale; 2) A Roma, per un monolocale di 45 mq, il fitto costa una somma pari quasi alla metà dello stipendio; 3) Un militare, per un appartamento di proprietà dello Stato, paga molto meno, 400 euro al mese, condizione vantaggiosa rispetto ai civili.
Se pensiamo ai milioni di giovani meridionali, che lavorano e vivono al Nord, versando ai proprietari di appartamenti, migliaia di euro all’anno, ci rendiamo conto dell’esistenza di un altro canale, attraverso il quale soldi dal Sud vanno al Nord. Per una migliore valutazione del fenomeno, sarebbe interessante conoscere la qualifica dei proprietari degli appartamenti.
Quando i lavoratori venivano sfruttati dai “datori di lavoro”, il sindacato li difendeva e la politica produceva leggi a loro difesa, vedi Legge Amato. Adesso, che vengono sfruttati dai proprietari degli appartamenti (fondazioni bancarie, partiti, industriali, imprenditori edili,ecc) nessuno li protegge. Forse, i sindacati hanno proprietà immobiliari e considerano i lavoratori potenziali clienti. Da quando, il turismo e la cultura sono diventati settori importanti dell’economia, i clienti degli affittacamere sono aumentati. A Roma, la richiesta di appartamenti è sempre alta.
Abbiamo sempre saputo che nella Capitale i maggiori proprietari di appartamenti sono il Vaticano, i partiti politici o loro fondazioni, le corporazioni, le banche, le finanziarie, ecc. Si capisce perché nessuno solleva il problema degli alti costi dei fitti. Nei secoli passati, esistevano i proprietari terrieri, che sfruttavano gli affittuari e i braccianti. Adesso gli sfruttatori sono anche i proprietari di appartamenti.
Nelle zone interne della Campania, il costo dei fitti è basso rispetto al Nord e il gli appartamenti sfitti sono moltissimi. Non possiamo non fare qualche considerazione politica. Le forze politiche e quelle sindacali, durante la prima Repubblica, ritenevano come primo dovere, la difesa dei lavoratori e delle persone, nei confronti degli sfruttatori e dello Stato. Perciò, fu partorita la Costituzione, e, oggi vengono emanate Leggi per correggere condizioni in contrasto con la Costituzione e per prendere atto di nuove esigenze.
Quando la difesa tradizionale dei deboli fu sostituita dal populismo e il settore industriale passava dal 75% al 27% del PIL e quello commerciale dal 27% al 70%, i sindacati si sono trasformati in Agenzie di servizi. Intanto, nelle grandi città, i lavoratori vengono sfruttati come fruitori di sevizi. Purtroppo, la politica non si interessa dei problemi della società ed è a servizio solo degli interessi di pochi. Uno degli effetti dell’essiccamento dei valori della politica è la riduzione dei votanti, che dal 89% della Prima Repubblica sono passati a un preoccupante 47 %. Speriamo che si capisca il danno, che si sta arrecano alla democrazia.