Salerno

“Con la firma definitiva del contratto 2022/24 entro l’anno, si arriverà all’avvio del negoziato per il rinnovo del triennio 2025/2027, le cui risorse sono già previste nella legge di bilancio 2025, permettendo, per la prima volta, l’allineamento del rinnovo contrattuale al triennio di svolgimento delle prestazioni”. Così Marco Carlomagno, segretario generale di FLP, ha aperto il congresso nazionale che si tiene a Salerno fino a sabato 16 e che vede avvicendarsi, tra gli altri, il ministro della PA Paolo Zangrillo, i viceministri Edmondo Cirielli e Francesco Paolo Sisto, i sottosegretari Claudio Durigon e Andrea Delmastro delle Vedove e poi presidenti di commissione, parlamentari europei e nazionali e i massimi vertici delle amministrazioni centrali. 

Il congresso è stato l’occasione per fare il punto, all’indomani dell’accordo sul rinnovo del triennio 2022/2024. “Rinnovo in cui - ha commentato il segretario - FLP ha giocato un ruolo da protagonista, rafforzando adeguatamente l’impianto contrattuale per fronteggiare le grandi sfide che attendono la pubblica amministrazione. Con la nostra iniziativa - dice Carlomagno - siamo riusciti a garantire un ulteriore stanziamento dello 0,22% nella legge di bilancio 2025. Questo ha portato l’incremento contrattuale per il triennio 2022/2024 a una percentuale del 6%, (pari a circa 160 euro medi mensili)". E continua: “Incremento che, lo ribadiamo, pur non essendo in linea con le nostre richieste di un adeguamento delle retribuzioni all’inflazione del triennio, risulta comunque superiore al 4,07% del triennio 2019-2021 (pari a 105 euro medi) e al 3,48% del 2016-2018 (pari a 85 euro medi)”. 

“Un momento di svolta - ha spiegato Carlomagno - che segue decenni di ripetuti e caotici interventi legislativi che, insieme al blocco della contrattazione, durato per circa 10 anni, hanno burocratizzato sempre più le amministrazioni, complicato il rapporto con i cittadini e le imprese, frenato le retribuzioni, svilito il personale e il suo ruolo. Con l’ipotesi di CCNL delle funzioni centrali firmato il 6 novembre e soprattutto con le prossime tornate contrattuali che contiamo di attivare a breve, visti gli stanziamenti previsti nel DDL Bilancio, lavoreremo per colmare questi gap. Ripartiamo da qui”. 

Questa la sfida che FLP lancia dal palco del Congresso nazionale, dove è stata presentata anche una fotografia del settore, utile a identificare i nodi, anche nel confronto con l’Europa, della pubblica amministrazione del nostro Paese. 

Tra le criticità, una strutturale incapacità della PA del Sud Italia di attrarre e mantenere in loco i propri talenti, con la Campania ad avere il saldo peggiore. Questo emerge da una rielaborazione FLP su dati Eurostat. Se, infatti, è vero che il 28% dei dipendenti del settore pubblico lavora in una regione diversa da quella di nascita, Nord e Sud nel nostro Paese viaggiano a 2 velocità. A fronte di un “saldo attrattivo” (numero di dipendenti nati in altre regioni) decisamente positivo di Lombardia e Emilia Romagna, rispettivamente +129.000 dipendenti e +92.000, si assiste a un’emorragia di personale dal Sud. In Sicilia solo il 6% del personale arriva da fuori regione, saldo addirittura negativo per la Campania che performa peggio di ogni altra regione e chiude il bilancio di attrattività del personale con -192.000 dipendenti. Fra i settori, è la scuola quello che presenta la maggiore mobilità, con i lavoratori dipendenti maschi che si muovono di più (33,5%) rispetto alle colleghe (24,1%). 

Ma chi sono i candidati italiani ai concorsi nella pubblica amministrazione? Hanno tra i 30 e i 40 anni (41%), una laurea magistrale (38%) per la maggior parte a indirizzo giuridico (43,3%) e un’aspettativa di crescita della retribuzione che, a giugno 2024, era di 3 punti percentuali inferiore a quella del settore privato. Questo è l’identikit di chi oggi si candida per lavorare nella pubblica amministrazione secondo l’Analisi dei concorsi pubblici, retribuzioni e smart working nella pubblica amministrazione italiana: dati e tendenze per il futuro di Bigda, società di consulenza che offre servizi avanzati di analisi dei dati, analytics e ricerche di mercato attraverso tecnologie di big data e intelligenza artificiale, per FLP. 

Dallo studio emerge che nel biennio 2021-22 sono state aperte 395 sessioni d’esame che hanno attirato 1,6 milioni di candidature e hanno registrato una partecipazione effettiva di 620.000 persone. Se invece guardiamo la progressione dal 2010 al 2022 della copertura dei posti per anno di pubblicazione dei bandi, notiamo che, se fino al 2018 la percentuale era del 100% di copertura, dal 2019 ci attestiamo tra l’80% e il 90%. Oltre l’80% dei candidati è laureato: il 37,7%, la maggioranza, ha la laurea magistrale, il 20,1% la triennale e il 18,1% ha solo la maturità.

Tema caldo, anche rispetto all’accordo firmato qualche giorno fa, è quello dello smart working. Secondo i dati Bigda per FLP, nella PA ci sono 500mila smart worker e si stima che nel 2025 ci sarà un aumento di queste figure del 23%. Un percorso per nulla lineare: se guardiamo alla sola PA, nel 2023 erano 515mila gli smart worker, ma nel 2024 c’è stata una piccola flessione. Eppure, i vantaggi sono evidenti: dall’analisi emerge che sono 93 le ore di viaggio che un lavoratore nella PA risparmia ogni anno grazie allo smart working 2 giorni a settimana ed è di 250 euro il risparmio annuale per ciascuna postazione lavorativa sempre con 2 giorni a settimana di smart working.

Per quel che riguarda le retribuzioni contrattuali e le variazioni in percentuale tendenziali mensili del 2023-2024, lo studio Bigda per FLP ci restituisce come gli impiegati non dirigenti della PA abbiano una crescita molto inferiore della propria retribuzione contrattuale rispetto agli stessi nel settore privato: solo nel giugno 2024 c’è un +1,6% contro un +4,2%.

Ma come si colloca su questo tema la pubblica amministrazione italiana all’interno della media europea? Lo analizza un’elaborazione su dati Eurostat realizzata dal centro studi FLP sui dati disponibili, al netto degli incrementi contrattuali definiti con la preintesa del CCNL delle Funzioni Centrali siglata lo scorso 6 novembre. Le retribuzioni medie della Pubblica amministrazione italiana si fermano a 1000 euro sotto la media Ue. Nonostante un aumento del 23% in 10 anni, gli stipendi della PA del nostro Paese non sono al passo con quelli del resto d'Europa: 1.978 euro per i dipendenti italiani contro i 2.973 euro dei colleghi stranieri. Un gap che, secondo FLP, dovrà essere colmato rinnovando i contratti nazionali, senza più rinvii e dilazioni e garantendo il rilancio della contrattazione integrativa che deve essere adeguatamente finanziata, liberandola dai vincoli dell’inaccettabile normativa sui tetti predeterminati ai Fondi delle Amministrazioni. Dall’indagine del sindacato emerge, poi, una mancanza di appealing dell’intera Pubblica Amministrazione italiana nei confronti dei giovani, soprattutto rispetto alla media UE. L'analisi FLP, infatti, basandosi sui dati del report Ocse “Government at a Glance 2021”, osserva che la quota di dipendenti tra i 18 e i 34 anni nelle amministrazioni centrali è ferma al 2,5% e l’Italia è penultima dopo la Grecia tra i Paesi Ocse, dove la media è di poco superiore al 19%. Secondo una stima FLP su dati Aran, inoltre, emerge che in totale nella pubblica amministrazione italiana (3,2 milioni di dipendenti) gli under 35 sono 336.598 e rappresentano il 10,4%, percentuale che si abbassa ulteriormente se guardiamo alla fascia 18-29 anni, che con 155mila rappresentanti non arriva al 5% del totale. La classe di età più rappresentata è quella 50-59 anni con il 39,1%, 1,2 milioni di dipendenti.

E sulla digitalizzazione come strumento di semplificazione per il cittadino e le imprese, l’Italia non va meglio. Secondo un’indagine Confartigianato su Eurostat e Eurobarometro, riletta da FLP, infatti, emerge che solo il 41,3% degli italiani interagisce con gli enti pubblici attraverso Internet, in Europa la media è del 54,3%. Mentre il 53% degli enti locali (regioni, province, città metropolitane, comuni, Asl, ospedali) ha un sito internet solo informativo e non abilitato al dialogo con l’utenza. E solo il 30% permette pagamenti online sul proprio portale.