Napoli

Il mondo prende pieghe sempre più impegnative e asfittiche. C'è chi iperproduce beni di consumo fino a far mutare le condizioni climatiche di tutto il pianeta, le quali a loro volta causano eventi atmosferici che finiscono col danneggiare la produttività solo apparentemente di questo o di quel pezzo di Terra, in realtà alterando gli equilibri tanto ambientali quanto economico-sociali di tutti. Ma non solo.

Il danno sistemico porta alla distruzione di uomini e cose (vedere Valencia o la nostra Emilia-Romagna per credere), tanto da rendere inutile o infruttuosa tutta quella sovraproduzione, a meno che non la si legga con il bisogno di arricchimento di pochi a (qualunque) svantaggio di molti. Ma poi a che scopo? Con quale obiettivo se la fine è la stessa per tutti?

Altro che 250 milioni di anni per scomparire (come dice uno studio recente), ce la faremo in molto meno! È la legge dei grandi numeri che si rivelano però poi piccoli e insignificanti alla luce dei fatti. Nessun singolo è libero se legato alle catene dell'altrui interesse corporativo. È tempo di dare un volto alle verità celate dalle notizie di maniera o terrificanti che, a guardar bene, nascondono entrambe la stessa mesta falsità.

Gino Strada ha detto: "La tragedia delle vittime è la sola verità della guerra". Io dico di più: "La tragedia delle vittime è la sola verità della pace". C'è un dissidio sempre più silenzioso che si sta consumando sotto i nostri occhi ed è quello delle disparità sociali, ora solo incombenti altrove già penetranti, delle povertà e dei loro compromessi per sopravvivere. Di pari passo vanno l'oscurantismo in cui sono gettate intere popolazioni e le persecuzioni od oppressioni in cui sono finite altre. E non è tutto. Avremmo bisogno di menti illuminate mentre ci toccano gridaioli da strapazzo e innovatori tracotanti. E il futuro non ci arride.

Uno studio recentissimo ha rivelato un imbarazzante declino nei quozienti intellettivi dei nostri ragazzi nell'ultimo decennio, che passa giorno dopo giorno sotto silenzio, incrementando così solo il valore prospettico del disfacimento. Poi ci sono le offese, le aggressioni, gli oltraggi e i suicidi in costante aumento, frutto dello stesso vuoto ebete e inconcludente che si sta impossessando - a detta tanto (ancora) della scienza quanto della cronaca - di intere nuove generazioni. Senza dimenticare che siamo noi adulti gli adolescenti, i bisognosi di un attestato di maturità. Lo concediamo a vanvera però ad altri, a chi dovremmo educare, al solo scopo di apparire ai loro e ai nostri occhi migliori di quanto in realtà non siamo. A darci però fiducia nel futuro qualcuno si è appena alzato in piedi, davanti a una nazione, una grande nazione a bocca aperta, per dire al mondo che "fermerà tutte le guerre".

Resta da stabilire a che prezzo e in cambio di cosa. In un bellissimo pezzo scritto più di 20 anni fa da uno dei più grandi scrittori contemporanei viventi, Erri De Luca - napoletano nel seme, non nella pianta da portare sottobraccio in giro per il mondo, come fa invece un regista cinematografico proveniente dalla stessa terra - sta scritto: "Il prodotto, la merce scaricata in piazza, deve sovrabbondare rispetto all’anno precedente. Si è stabilito che questa è la legge. Io la credo una superstizione, una paura del vuoto. Le economie devono riempire, gonfiare, accrescere per sentirsi vive. Verrà un tempo, immagino, in cui il benessere si calcolerà al contrario, a partire da quanto si potrà godere il proprio spazio con il minimo spreco, il minore consumo. Con quanta meno acqua e meno fuoco si può cuocere la pasta, con quale mite luce la sera masticarla lentamente senza la grancassa accesa." Per concludere con: "Nel tempo dell’assedio resiste chi impara a consistere in poco e non chi accaparra. Si va in salita risparmiando fiato e al ritmo del compagno più lento." Di queste sensate, affabulanti, artistiche parole - tanto care al  mio cuore quanto risplendenti nella mia mente - non lo ringrazierò mai abbastanza.