L’apnea ostruttiva del sonno è caratterizzata da disturbi respiratori durante il sonno ed è associata a complicazioni cardiovascolari maggiori. L’eccesso di peso è un fattore di rischio importante.
I trattamenti attuali dell’apnea ostruttiva del sonno sono limitati, compresa la terapia con pressione positiva continua (CPAP), abbandonata da quasi il 50% dei pazienti nei 3 anni. Un farmaco efficace per trattare l’obesità rappresenta dunque una strada da seguire come trattamento farmacologico dell’apnea ostruttiva del sonno.
Tirzepatide può essere un potenziale trattamento
Si tratta di un’esperienza controllata randomizzata di fase 3, in doppio cieco, riguardante degli adulti sofferenti di apnea ostruttiva del sonno e di obesità. I partecipanti che non usufruivano del trattamento con la PAP alla partenza sono stati iscritti nell’esperienza 1, e coloro trattati con le PAP alla partenza sono stati iscritti nell’esperienza 2. I partecipanti sono stati assegnati in un rapporto di 1:1 per ricevere sia la dose massimale tollerata di tirzepatide (10 mg o 15 mg), sia un placebo, durante 52 settimane. Il criterio di valutazione principale era la modificazione dell’indice di apnea-ipopnea (IAH, il numero di apnee e di ipopnee durante un’ora di sonno) in rapporto alla partenza.
I principali criteri di valutazione secondari controllati comprendevano il percento di variazioni dell’IAH e del peso corporeo e le modificazioni del carico ipossico, i disturbi del sonno segnalati dai pazienti, la concentrazione della proteina C-reattiva di alta sensibilità (hsCPR), e la pressione arteriosa sistolica. Miglioramenti significativi delle misure per tutti i criteri di valutazione secondari predefiniti sono stati osservati con tirzepatide, in rapporto al placebo.
Gli effetti indesiderati più frequentemente rapportati con il farmaco erano di natura gastrointestinale e di lieve gravità. Nelle persone sofferenti di apnea ostruttiva del sonno moderato-severa e di obesità, tirzepatide ha ridotto l’IAH, il peso corporeo, il carico ipossico, la concentrazione di hsCRP e la pressione arteriosa sistolica.
L'autore è Medico-Endocrinologo