Le tensioni tra governo e magistratura italiane sono tornate a farsi vive intorno alla questione dei cosiddetti "Paesi sicuri" e al decreto varato dal governo nell'ottobre 2024. La miccia è stata accesa dal Tribunale di Catania, con ben cinque provvedimenti di “non convalida” delle misure di trattenimento decise dalla questura di Ragusa per migranti provenienti dall’Egitto e dal Bangladesh. Questi due Paesi, infatti, sono stati inclusi dal governo nella lista dei Paesi sicuri, ma i giudici hanno ritenuto che non rispondano ai criteri richiesti per il rimpatrio sicuro di richiedenti asilo.

In particolare, Massimo Escher, presidente della sezione immigrazione del tribunale catanese, ha respinto la qualifica di Paese sicuro per l’Egitto, citando violazioni sistematiche dei diritti umani, tra cui detenzioni arbitrarie, arresti senza mandato e sparizioni forzate, incompatibili con il diritto dell'Unione Europea. Argomenti simili sono stati ripresi dal tribunale di Bologna, che ha chiesto alla Corte di giustizia europea di chiarire la prevalenza tra normativa comunitaria e italiana.

Il governo ha reagito con fermezza. Il vicepremier Matteo Salvini ha espresso la propria irritazione, parlando di “giudici comunisti” che ostacolano l’applicazione delle leggi e creando, a suo dire, un’Italia sempre più insicura. Dalla Camera, esponenti come Tommaso Foti di Fratelli d’Italia e Fabio Rampelli accusano la magistratura di voler imporre la propria agenda sulle politiche migratorie, sostituendosi al potere legislativo. Intanto, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha fatto ricorso in Cassazione, confidando in una decisione favorevole da parte della Corte d’appello.

L’opposizione, dal canto suo, esorta il governo a fermare il “gioco pericoloso” che rischia di compromettere le istituzioni e sperperare denaro pubblico, invitandolo a sospendere i trasferimenti. Sul tavolo della Corte dei Conti sono già stati depositati due esposti per danno erariale, firmati da M5S e Italia Viva, mentre il dibattito resta aperto sui confini tra potere legislativo e giudiziario in materia di immigrazione e sicurezza nazionale.