Benevento

Erano già stati arrestati a gennaio, ma dopo l'interrogatorio di garanzia la misura era stata revocata ed erano tornati in libertà. Con una decisione del gip Gelsomina Palmieri che la Procura aveva appellato dinanzi al Riesame, che ne aveva accolto le ragioni, confermate dalla Cassazione, che ha detto no al ricorso della difesa. Ecco perchè nei giorni scorsi sono nuovamente finiti ai domiciliari i fratelli Pietro, 45 anni, e Mariano Sabatino, 43 anni, di Montesarchio, legale rappresentante e gerente di fatto della Mobility service srl , e Corrado Paitoni, 58 anni, originario di Brescia, assistiti dagli avvocati Angelo Leone e Grazia Luongo.

Si tratta delle tre persone rimaste coinvolte in una inchiesta della guardia di finanza e della Procura europea di Napoli centrata sulla presunta indebita percezione di un contributo pubblico del ministero dello Sviluppo economico – 700mila euro l'importo complessivo, 315mila quelli incassati - per la costruzione di un impianto per la produzione di pellet.

Secondo l'accusa, per ottenere il contributo pubblico – incassati 315mila euro a fronte di un importo complessivo di 700 mila-, e documentare lo stato di avanzamento dei lavori per le spese sostenute nell’ambito dell’investimento, la società beneventana avrebbe utilizzato presunte "false fatturazioni per operazioni inesistenti emesse, con artifici e raggiri da una società con sede nella Repubblica Ceca", di cui è rappresentante Paitoni.

Quest'ultimo, interrogato per rogatoria a Brescia, era rimasto in silenzio, a differenza dei fratelli Sabatino, che avevano respinto gli addebiti, smentendo l'assunto della tesi degli inquirenti, avanzata sulla scorta di una ispezione che a loro dire le fiamme gialle avrebbero fatto, in incognito, nella sede di Benevento della concessionaria auto di cui sono titolari, non rinvenendo i macchinari. Che non potevano esserci, avevano sostenuto, perchè erano stati installati nel capannone a Montesarchio, come documentato da Invitalia in un sopralluogo del 15 giugno 2023.

Al termine, il Gip aveva revocato i domiciliari alla luce di una circostanza fondamentale emersa peraltro, prima ancora che dalle parole dei Sabatino, dalla perquisizione della fiamme gialle durate l'esecuzione dell'ordinanza: il rinvenimento nel capannone di Montesarchio dei macchinari ritenuti inesistenti perchè non li avevano trovati a Benevento. Una pronuncia, quella della dottoressa Palmieri, ribaltata dal Riesame, che ha ordinato nuovamente gli arresti in casa per i tre indagati.