Napoli

Mentre le testate giornalistiche ci informavano, non senza un qualche compiacimento, che i tempi di recupero di Sttanislav Lobotka si allungavano e che Victor Osimhen in Turchia mandava sempre più in visibilio tifosi e compagni di squadra del Galatasaray con un gol, a dirla tutta, da mostro puro, la routine azzurra scorreva tra centrocampisti "facili" da sostituire - non era ancora il tempo di quelli da inventare - e attaccanti da coccolare e spronare, manco fossero giovinetti alle prime armi. In realtà qualcosa di anomalo per questi tempi era accaduto anche in casa partenopea: Aurelio De Laurentiis dopo un lungo periodo di silenzio aveva detto due - ma proprio due - parole sulla squadra di sua proprietà.

Lo aveva fatto ai microfoni di Sport Mediaset, a margine dell'evento "Eroici", l'anteprima del docufilm che raccontava i 100 anni del Corriere dello Sport, e le parole erano state tutte mielose per il suo allenatore. "Antonio Conte è un leader del calcio, lo abbiamo preso e siamo contentissimi che lui possa dare una mano al Napoli" - ha affermato - "Mi piace molto la capacità camaleontica che l'allenatore sa dare alla squadra a seconda di chi si trova davanti o dello svolgimento della partita. Questo dimostra che Conte è un grande allenatore". Se non era un fidanzamento in piena regola poco ci mancava.

Ma non illudetevi, già altre volte il patron del Napoli si era distinto per messaggi da libro Cuore inviati ai suoi tecnici, puntualmente sconfessati però da lì a poco. Certo era prima di dimostrare al mondo la sua incapacità totale a far da sé, ma tant'è, è nella buona sorte che si vede il valore degli uomini. Così, sperando che questa volta per il DeLa fosse finalmente quella buona per diventare l'imprenditore illuminato e saggio che da sempre è e che ogni tanto dimentica di essere, tra una chiacchiera e uno snack, ci siedevamo davanti al televisore per seguire Empoli-Napoli nell'ora tanto invisa a Maurizio Sarri, uno che nelle due città in contesa qualcosa al calcio aveva lasciato.

Sarà stata l'ora inappetente, sarà stata la mancanza del mastro di chiavi (apparso alla luce dei fatti "non sostituibile), sarà stata la disposizione tattica sbagliata degli azzurri nel primo tempo o sarà che il Napoli arrancava più di quanto volasse, il risultato è stato che quella che si era materializzata sul campo di Empoli non aveva alcuna parvenza di una capolista degna di questo nome. Se si vinceva era solo per merito di uno scatto d'orgoglio e (perché no) anche di un gran fattore C.