“Islet amyloid polypeptide” (IAPP) o amilina è un ormone polipeptidico prodotto e secreto insieme all’insulina dalle cellule beta del pancreas. Anche se le funzioni di questo piccolo ormone sono meno conosciute rispetto a quelle dell’insulina la cui molecola ha dimensioni di gran lunga superiori, anche esso partecipa alla regolazione della glicemia agendo sull’assunzione degli alimenti e rallentando lo svuotamento dello stomaco.
Per motivi ancora non ben conosciuti il peptide in questione si aggrega in fibre e granuli tossici che vanno ad infiltrare vari organi come il cuore o il cervello. Si realizza così la miocardiopatia amiloide che può complicarsi in insufficienza della funzione cardiaca o in disturbi gravi del ritmo, con rischio notevole per la salute e la vita del paziente.
Riguardo all’infiltrazione nel cervello, tutti conoscono l’Alzeimer e il Parkinson. La cosa interessante è che tali patologie sono chiaramente più presenti nei pazienti diabetici. Tale costatazione ha stimolato il nostro interesse per i giovani pazienti affetti da obesità e insulino-resistenza con il conseguente aumento del tasso dell’ormone nel sangue. Questi pazienti presentavano anche un tasso aumentato del polipeptide amiloide, ed alcuni di essi sono stati trattati con ablazione con radiofrequenza per l’insorgenza di tachicardie parossistiche. Ora, si sa bene che l’aumento della sostanza amiloide nel giovane può scatenare tachi-aritmie cardiache, mentre nell’anziano prevale il deposito dei granuli nel miocardio e nel cervello, così come detto sopra.
Dato allora che la produzione dell’amiloide va a braccetto con quella dell’insulina, si evince che un approccio terapeutico costituito da farmaci, se necessari, da regime alimentare, e da attività fisica aerobica, tale da ridurre il tasso di insulina nel sangue, potrà certamente ridurre anche il tasso di amiloide. L’ipotesi di una prevenzione, in giovane età, e sul lungo termine, di patologie dell’anziano come l’Alzeimer e il Parkinson è suggestiva.