Napoli

"Oggi la tecnologia avanza a passi molto rapidi per cui le organizzazioni criminali, ma anche i dilettanti in particolari condizioni, sono in grado di bucare, finche' non si trovano i sistemi piu' appropriati, anche i sistemi apparentemente piu' sicuri. Basta pensare che sono riusciti ad hackerare perfino il Cremlino". E' quanto ha osservato il ministro della Giustizia Carlo Nordio, rispondendo a una domanda sulla sicurezza dei sistemi informatici istituzionali a margine del convegno "Scenari giuridici e sociali della violenza di genere", organizzato dalla Corte d'Appello di Napoli e dalla Procura generale a Castel Capuano a Napoli.

 "L'evoluzione tecnologica avanza in modo sempre piu' rapido rispetto alle leggi", ha sottolineato. A chi gli ha chiesto se non ci sia difesa di fronte a questa capacita' tecnologica degli hacker, Nordio ha osservato: "C'e' difesa, infatti l'hackeraggio che e' stato fatto al ministero della Giustizia e' stato riparato e oggi siamo al sicuro". "Pero' - ha avvertito - bisogna tenere presente che la fantasia delle persone male intenzionate galoppa piu' velocemente delle leggi che sono in grado di affrontarli". 

Nordio, su violenza genere famiglie lavorino su educazione a rispetto

Le leggi contro la violenza di genere "ci sono, normativamente siamo a buon punto. La magistratura opera bene, il codice rosso funziona". Ma cio' che "manca e' l'educazione al rispetto dei diritti dei soggetti cosiddetti deboli e il rispetto dell'uomo nei confronti della donna". E' quanto ha osservato il ministro della Giustizia Carlo Nordio a margine del convegno "Scenari giuridici e sociali della violenza di genere", organizzato dalla Corte d'Appello di Napoli e dalla Procura generale a Castel Capuano a Napoli.

Il rispetto dell'altro, ha sottolineato Nordio, "non si impara a scuola, tanto meno leggendo i codici". "E' una cosa che deve provenire dalle famiglie - ha incalzato -, perche' il bambino elabora il suo software nel modo di comportarsi con le altre persone dai primi anni di vita". "Ognuno deve vedere nelle altre persone un fratello, un suo uguale - ha aggiunto -. E questa deve essere una sedimentazione psicologica cbe poi deve essere assistita dalla legge, cosi' come e'. Ma certamente non e' la legge penale a poter risolvere questo problema".