"Nell’ultima settimana 98 agenti penitenziari sono finiti in ospedale per aggressioni e violenze di detenuti; circa 300 lavoratori penitenziari si sono dimessi: sono le due “facce della medaglia” riconducibile alla condizione di maltrattamento del personale che lavora nelle carceri”.

Così Aldo Di Giacomo, segretario generale sindacato polizia penitenziaria riferendo che “la fuga degli
agenti dagli istituti si è intensificata al punto che il personale accetta qualsiasi lavoro pur di dismettere la divisa.

È accaduto in questi giorni a sette poliziotti che hanno accettato di fare i supplenti a scuola e quindi hanno accettato un’assunzione precaria piuttosto che restare a contatto quotidiano con l’emergenza carcere fuori da ogni controllo.

Ad essi si aggiungano i circa 200 prepensionamenti l’anno per avere un quadro allarmante di
sottodimensionamento degli organici. I circa 2800 che saranno assunti entro la fine dell’anno e che saranno gradualmente avviati a lavoro non saranno in alcun modo in grado di rimpiazzare gli usciti.

"L’“evasione” dal carcere del personale penitenziario, oltre al pericolo quotidiano degli agenti per la propria incolumità personale (2000 casi di aggressioni e violenze di detenuti da gennaio a settembre), il rischio di finire in un’inchiesta o addirittura essere arrestati per il reato di tortura - aggiunge Di Giacomo - è dovuta agli stipendi da fame.

I nostri caschi blu hanno salari che sono i più bassi d’Europa, lo stipendio medio di un poliziotto si aggira sui 1400 al mese, mentre il rinnovo di contratto proposto dall’amministrazione penitenziaria prevede appena 6 euro in più a quanti sono a contatto con i detenuti, con un aumento medio tra i 180 e i 190 euro lordi al mese. Si tratta del 5,78% di incremento medio certificato dalla Ragioneria Generale per tutti i dipendenti". 
pubblici, anche per quelli delle forze di polizia. Da parte nostra – aggiunge Di Giacomo –
non smetteremo di batterci per un rinnovo dignitoso per restituire dignità ai servitori dello
Stato che nello svolgere il proprio dovere quotidianamente mettono a rischio la propria
incolumità fisica, lavorano ormai da sempre con turni di 12-14 ore, accumulando decine di
ore di straordinario e soprattutto decine di giorni di ferie non godute. Contestualmente ad
aumenti dignitosi in busta paga che permettano almeno il recupero del potere d’acquisto
per le donne e gli uomini in divisa continuiamo a chiedere un piano straordinario di
assunzioni”.