Salerno

 "L’obiettivo della Fondazione è quello di aprirsi al territorio e alle tutte le sue realtà, promuovendo una cultura integrata che non separi, ma unisca. L'arte può e deve ispirare non solo il mondo umanistico, ma anche quello scientifico, stimolando riflessioni che portano a una crescita condivisa."  Ad affermarlo è Giulio Corrivetti, vicepresidente della Fondazione Ebris, in occasione della XX Giornata del Contemporaneo, un’iniziativa promossa da AMACI per avvicinare il grande pubblico all’arte contemporanea, svoltasi presso la sede di EBRIS in via Salvatore De Renzi 50 a Salerno.

"Stiamo cercando di dialogare con qualsiasi tipo di formazione, concetto o disciplina. Nasciamo con la scienza, ma da sempre ci siamo aperti a tutto ciò che riguarda l’arte e la filosofia - ha continuato Corrivetti -. Abbiamo organizzato diversi incontri e, con la Giornata del Contemporaneo, abbiamo voluto riflettere su quali siano le prospettive future, considerando le continue provocazioni e gli stimoli delle nuove tecnologie, affinché l’arte stessa possa dialogare ed ispirare tutto ciò che è concettuale, scientifico e umanistico".

L’incontro si è aperto con l'intervento di Lucio Izzo, docente di Diplomazia Pubblica e Culturale presso l'Università di Napoli L’Orientale, sul tema "La promozione dell’Arte Contemporanea italiana: fare sistema".

La discussione è poi proseguita con una tavola rotonda intitolata "Saperci contemporanei", a cui hanno partecipato personalità del mondo culturale e accademico: Armando Bisogno, Direttore del Dipartimento di Scienze del Patrimonio Culturale dell’Università di Salerno; Giuseppe D'Antonio, Direttore artistico del Festival Linea d'Ombra; e Pina De Luca, docente di Estetica presso l'Università di Salerno. Il dibattito, moderato da Izzo, ha offerto uno spazio di riflessione sulle modalità di promozione dell’arte contemporanea e sull'importanza di connettere saperi diversi per affrontare le sfide del presente.

La Fondazione, già riconosciuta dal Ministero della Cultura come uno dei "Luoghi del Contemporaneo" in Italia, rappresenta un polo di eccellenza che unisce la ricerca scientifica con la sperimentazione estetica e la riflessione storica. Questo riconoscimento evidenzia la volontà della Fondazione di coniugare saperi e discipline diverse, creando un terreno fertile dove arte, scienza e storia si incontrano per promuovere la cultura e l'innovazione. 

L’evento ha rappresentato un momento significativo per discutere di come le arti visive possano interagire con altri ambiti del sapere, creando sinergie capaci di arricchire sia la conoscenza accademica che l’esperienza del pubblico. La Fondazione EBRIS si conferma così un luogo di incontro e confronto, pronto a cogliere le provocazioni del contemporaneo e a trasformarle in stimoli per il futuro, promuovendo iniziative culturali che non si limitano alla divulgazione della conoscenza, ma che mirano a renderla sempre più accessibile e comprensibile.

"Il cinema e la produzione multimediale riflettono la nostra società attuale e possono essere di grande aiuto, soprattutto per promuovere la cultura tra i più giovani" – ha dichiarato Giuseppe D’Antonio. "Tuttavia, è necessario riflettere sugli strumenti e le modalità di comunicazione per poter raggiungere un pubblico sempre più ampio, evitando di realizzare eventi o iniziative che non permettano ai giovani di sentirsi contemporanei".

"Per il mondo universitario in cui mi muovo, sentirsi contemporanei significa far sì che le competenze sviluppate nel mondo accademico e nella ricerca riescano a dialogare con le comunità e i territori" – ha affermato Armando Bisogno. "Esiste una contemporaneità nel patrimonio culturale che è già presente al di fuori delle aule. Le competenze sviluppate nelle nostre università devono servire a migliorare la consapevolezza di questo patrimonio. La tecnologia può aiutarci a diffondere informazioni e ad accrescere la consapevolezza attraverso tutti i canali di comunicazione".

"Sentirsi contemporanei oggi significa avere la capacità di vivere il nostro tempo con consapevolezza" – ha concluso Pina De Luca. "Consapevolezza significa conoscere l’arte e la pluralità dei suoi linguaggi, sfruttando gli strumenti che ci permettono di accedere a questa complessità senza il rischio di semplificarla eccessivamente".