"L'importanza dell'indagine che oggi ha portato a 14 arresti, è data dal fatto che ancora una volta siamo riusciti ad intervenire allorquando personaggi carismatici del mondo criminale hanno cercato di ricostituire il clan dei Casalesi o sue frange.
C'è un tentativo ripetuto da parte di questi soggetti che escono dopo lunghi periodi di detenzioni, spesso dovute alle condanne il maxiprocesso Spartacus, di riprendere le fila del clan. Ma noi non stiamo a guardare".
Il comandante provinciale dei carabinieri di Caserta Manuel Scarso, sull'Ansa commentando l'arresto odierno del boss Antonio Mezzero, che segue quello di inizio settembre dell'altro anziano esponente del clan Aldo Picca - entrambi, usciti dopo lunghi periodi detentivi, volevano ricostituire la cosca - mette subito in evidenza con le sue parole la consapevolezza "del grande lavoro che si sta facendo con la direzione distrettuale Antimafia di Napoli", tutto giocato sulla tempestività di azione, perché "non dobbiamo dare a questi personaggi criminali la possibilità di rialzare la testa - dice Scarso - non dobbiamo dargli alcuno spazio, altrimenti tornano a radicarsi sul territorio.
Il clan dei Casalesi ha un nome che ancora genera un certo appeal sul territorio, specie tra quelle persone già note alle forze dell'ordine che hanno sempre frequentato quegli ambienti; non c'è però evidenza che i giovani siano attratti dal clan, che così usa come manovalanza soprattutto stranieri, come gli albanesi, o magari i tossicodipendenti che hanno sempre bisogno di soldi".
I ventenni dunque, a meno che non siano figli di camorristi, per ora non cadono nel "tranello" del clan, sono soprattutto i 30enni o i 40enni da sempre vicini a quel mondo, che non aspettano altro che raccogliersi attorno a qualche figura di spicco appena uscita di carcere. Non molleremo continueremo a monitorare ogni movimento di personaggi legati al clan" conclude Scarso.