Capaccio

Un nuovo terremoto politico giudiziario si abbatte sulla politica salernitana: la Guardia di finanza di Salerno ha dato esecuzione ad un'ordinanza cautelare di custodia cautelare nei confronti di 6 persone.

Tra queste anche il sindaco di Capaccio Paestum e presidente della Provincia di Salerno Franco Alfieri.

Turbata libertà degli incanti e corruzione le accuse contestate a vario titolo.

Tra gli indagati anche la sorella di Alfieri, Elvira, legale rappresentante di una ditta, due dipendenti del Comune (Andrea Campanile, componente dello staff del sindaco e Carmine Greco responsabile tecnico), oltre ai rappresentanti della società "Dervit spa" Vittorio De Rosa e Alfonso D'Auria. 

Nel mirino degli investigatori gli appalti per la pubblica illuminazione al comune di Capaccio Paestum, aggiudicate alla "Dervit spa": secondo la Finanza gli indagati avrebbero truccato i bandi per aggiudicare i lavori alla ditta.

Decisive le perquisizioni del 30 gennario scorso: secondo le Fiamme Gialle Campanile e D'Auria avevano concordato le strade da inserire nel progetto esecutivo, i tempi ed i costi degli interventi, dando per certo che sarebbe stata la "Dervit" ad aggiudicarsi gli appalti. L'azienda, sempre secondo l'accusa, avrebbe anche provveduto a redigere gli atti stessi del bando di gara.

Nell'ordinanza della Procura salernitana si contesta al dipendente del Comune Carmine Greco, su mandato del sindaco Alfieri, di aver conferito l'incarico ad un altro professionista che avrebbe dovuto assumersi la paternità degli atti, a fronte di un pagamento di 70mila euro (poi non corrisposto). Lo stesso Greco avrebbe poi spacciato come sua un'altra procedura, per poi assicurarsi che a partecipiare alla gara d'appalto fossero ditte compiacenti o senza requisiti per rendere "blindata" l'assegnazione alla "Dervit".

Gli inquirenti hanno anche contestato il ribasso di gara del 17 e del 5%, nonostante la "Dervit" avesse già un contratto di manutenzione con il Comune di Capaccio.

Per ottenere il finanziamento dalla Regione, inoltre, il municipio avrebbe falsamente attestato che l'impianto era gestito "in house", mentre invece si trattava di un'associazione temporanea d'impresa. Visti i ritardi - e la successiva sospensione - del finanziamento regionale, Alfieri avrebbe garantito alla "Dervit" una perizia di variante di oltre 160mila euro.

A fronte di questi favori - come si legge nella nota a firma del procuratore capo Giuseppe Borrelli - la "Dervit" avrebbe concesso alla "Alfieri impianti" (società legalmente rappresentata da Elvira ma riconducibile secondo le fiamme gialle al fratello Francesco) alcune opere in subappalto e sub-affidamento per oltre un milione di euro, più altri 250mila euro come maggior costo dei materiali forniti.