Benevento

Sono quarantanove le persone che compaiono nell'avviso di chiusura dell'indagine della Procura distrettuale di Catania e della polizia postale sullo streaming illegale. Nell'elenco compaiono anche un 25enne di Benevento ed un 61enne di San Salvatore Telesino, difesi dall'avvocato Antonio Leone, un 44enne ed una 30enne di Avellino, assistiti dall'avvocato Carlo Frasca, tre salernitani e quattro napoletani. Il resto è disseminato tra le province di Catania, Messina, Siracusa – la maggior parte-, Taranto, Marsala, Perugia, Bologna, Roma, Reggio Calabria, Torino, e in Germania.

Le ipotesi di reato contestate a vario titolo: associazione per delinquere a carattere transnazionale finalizzata alla diffusione di palinsesti televisivi ad accesso condizionato, danneggiamento di informazioni, dati e programmi informatici, accesso abusivo ad un sistema informatico, frode informatica. L'inchiesta era rimbalzata all'onore delle cronache nel novembre 2023, quando erano state eseguite decine di perquisizioni che avevano interessato anche il Sannio.

Nel mirino degli inquirenti una associazione criminale organizzata in modo gerarchico secondo ruoli distinti e ben precisi (capo, vice capo, master, admin, tecnico, rivenditore, reseller e sub reseller, prestanomi, vendor).e con promotori distribuiti sul territorio nazionale e all’estero. Obiettivo:la costante distribuzione, a un elevatissimo numero di utenti, in ambito nazionale e internazionale, di palinsesti live e contenuti on demand protetti da diritti televisivi, di proprietà delle più note piattaforme televisive quali ad esempio Sky, Dazn, Mediaset, Amazon Prime, Netflix, attraverso il sistema delle Iptv illegali, con profitti mensili per svariati milioni di euro.

La Procura ritiene che, per eldere l'attività investigativa, sarebbero state usate applicazioni di messaggistica crittografata, identità fittizie e documenti falsi; quest’ultimi anche per l’intestazione di utenze telefoniche, carte di credito, abbonamenti televisivi e noleggio di server. Inoltre, sarebbe stata riscontrata la presenza su varie piattaforme social di canali, gruppi, account, forum, blog e profili che pubblicizzavano la vendita, sul territorio nazionale, di flussi, pannelli ed abbonamenti mensili per la visione illegale dei contenuti audiovisivi fruibili anche attraverso numerosi siti illegali di “live streaming”.

Gli indagati ora hanno venti giorni a disposizione per chiedere di essere interroagti e produrre memorie difensive; esaurita questa fase, il Pm procederà alle richieste di rinvio a giudizio.