Negli ultimi anni, il concetto di "campo largo" nel centro-sinistra italiano è stato più un’idea che una realtà consolidata. L'alleanza strategica tra il Partito Democratico e il Movimento 5 Stelle, volta a costruire un fronte ampio contro la destra, ha sempre presentato fragilità e contraddizioni. Tuttavia, eventi recenti sembrano dimostrare che questa coalizione sia ormai al capolinea, e che Giuseppe Conte stia gradualmente traghettando il suo movimento verso destra.

Il primo segnale di questa svolta si è verificato con la nomina del nuovo consigliere di amministrazione della Rai. Il Movimento 5 Stelle ha partecipato attivamente al voto, ottenendo una posizione in un ente che, dall'opposizione, era stato ribattezzato “Tele Meloni” per la sua presunta vicinanza al governo di destra. Al contrario, il Partito Democratico ha scelto di disertare la votazione, considerandola un inciucio. La scelta di Conte di rompere con il PD in questa occasione è significativa e dimostra un disallineamento su una questione che, fino a poco tempo fa, avrebbe visto i due schieramenti agire congiuntamente.

Un altro indizio è dato dalla posizione del leader dei 5 Stelle sul tema della cittadinanza agli stranieri residenti. Pur avendo una storia di apertura a istanze sociali più ampie, Conte non ha firmato la proposta di referendum per ridurre i tempi per l’ottenimento della cittadinanza, distanziandosi dal PD e da altre forze progressiste come Sinistra Italiana, Verdi e Azione. Questa scelta appare in continuità con il suo passato di premier, quando firmò i decreti Salvini sull'immigrazione, tanto criticati dalla sinistra. La mancata adesione a una proposta simbolicamente così importante per l’elettorato progressista è un ulteriore segnale della distanza crescente tra il Movimento 5 Stelle e il centrosinistra.

Il terzo indizio riguarda la politica internazionale. Nonostante le elezioni americane si avvicinino, Conte ha evitato di prendere posizione netta tra Kamala Harris e Donald Trump. Un silenzio che contrasta con la visione della sinistra italiana, storicamente schierata contro Trump, considerato un pericolo per la democrazia e per i valori progressisti. Anche su questo tema, il leader pentastellato si smarca, rendendo evidente la sua volontà di non allinearsi in automatico con le posizioni del PD e delle altre forze progressiste.

Ma c’è di più: la vera prova della dissoluzione del campo largo risiede nella politica estera. La posizione di Conte sulla guerra in Ucraina è infatti identica a quella di Matteo Salvini: stop agli aiuti militari a Kiev. Questo è un tema cruciale, che divide nettamente la politica italiana e che ha creato una frattura all'interno del fronte progressista. L’asse tra Conte e Salvini su questa questione è indicativo non solo di un’alleanza su temi specifici, ma di una visione del mondo che, oggi, sembra sempre più allontanarsi dalla sinistra.

In conclusione, l’idea di un campo largo che includa il Movimento 5 Stelle appare sempre più improbabile. L’allontanamento di Conte da posizioni condivise con il PD e altre forze della sinistra sembra ormai strutturale. Il movimento, nato come forza antisistema e di rottura, sta riorientandosi verso temi e visioni più vicine alla destra, rendendo sempre più difficile pensare a un ritorno dell’alleanza di centro-sinistra allargata ai 5 Stelle. L'attuale scenario politico segna un cambio di passo che potrebbe avere conseguenze profonde per gli equilibri futuri del paese.