Le immagini catturate dai satelliti sulle porte dell'Artico rivelano uno scenario catastrofico al poligono di Plesetsk, dove l'esplosione di un missile intercontinentale Sarmat ha provocato devastazione. Un vasto cratere domina il sito, mentre mezzi dei pompieri sono al lavoro per domare le fiamme che si sono estese anche alle aree boschive circostanti. La scena sembra confermare il fallimento del test di uno dei missili più potenti sviluppati dalla Russia, un’arma voluta da Vladimir Putin per garantire la superiorità militare del Paese.
Secondo le prime ricostruzioni, l'incidente si sarebbe verificato durante il caricamento del combustibile liquido necessario per il lancio del Sarmat. L’ordigno, invece di prendere il volo, sarebbe esploso all’interno del silo di lancio, distruggendo tutte le installazioni militari vicine e innescando un violento incendio.
Il Sarmat, noto anche come Satan 2, è stato presentato dal Cremlino come un missile capace di trasportare testate nucleari multiple e di colpire qualsiasi obiettivo nel mondo. L’incidente rappresenta un duro colpo alla strategia militare russa, che puntava su quest'arma per rafforzare il suo ruolo dominante rispetto alla NATO e agli Stati Uniti.
Il Cremlino non ha ancora rilasciato dichiarazioni ufficiali sull'accaduto, ma la distruzione della base e le immagini satellitari lasciano poco spazio ai dubbi. L’incendio, ancora in corso, è sotto il controllo delle squadre di emergenza, ma i danni alla base di Plesetsk sono ingenti, e le conseguenze potrebbero rallentare lo sviluppo dell'arsenale balistico russo.
Mentre le autorità cercano di contenere le fiamme e valutare l’entità del disastro, il fallimento del test del Sarmat solleva interrogativi sull'affidabilità del programma missilistico russo. Un incidente di questa portata non solo colpisce la credibilità militare della Russia, ma potrebbe anche avere ricadute strategiche, alterando gli equilibri globali che Putin sperava di consolidare con armi come il Sarmat.