Napoli

Il nuovo gioco di società dopo Juventus-Napoli è "chi ha dominato?", "chi avrebbe meritato di più di vincere?", "tra i tre portieri scesi in campo, chi si è sporcato di più i guanti?". Esaurita la riserva di domande (inutili), proviamo ora ad analizzare i fatti.

La formazione azzurra è alla ricerca di un "centro di gravità permanente" e passare per prestazioni come questa non può farle che bene. Ma questo non vuol dire che il suo gioco, nonostante il cambio modulo ben conosciuto e rodato per i partenopei, sia stato tanto apprezzabile da risultare quantomeno sufficiente. Certo, belle le parole di incoraggiamento di mister Conte, ma - non dico per vincere - per primeggiare ci vuole ben altro. Non si può non dire che dall'anno scorso ad oggi ci passa un abisso, ma anche che nonostante questa certezza restano (almeno per me) ancora dubbi sulla strada intrapresa.

Allo Stadium sabato sera tutti si aspettavano un 3-5-2 ed è invece arrivato il vecchio e compianto 4-3-3 (o similari). Del resto, a quanto pare, non si poteva fare diversamente, vista la presenza in rosa di un giocatore bravo e versatile come Scott McTominay (risultato peraltro il migliore degli azzurri in campo). Al netto della sua tenace e più che buona prestazione, resta il fatto che a me la partita non è piaciuta, come non mi è piaciuto quanto (poco) fatto in campo da gran parte della squadra azzurra, quantomeno sul piano propositivo. Trame di gioco a tratti imbarazzanti, difficoltà spesso a far salire anche solo di 20 metri la squadra, giocatori a guardarsi più spesso le terga e i garretti che a proporre nuove fantastiche espressioni di felicità calcistica o ardite soluzioni tecniche. È pur vero che le statistiche servono a poco per ottenere da una partita di calcio (più che altrove) il dato concreto e oggettivo di una superiorità. Basti guardare quelle della sfida in questione.

Eccetto il possesso palla che era stato nettamente favorevole alla compagine bianconera, tutto il resto - e senza voler essere a tutti i costi rigorosi - parlava (quasi) la lingua napoletana. Eppure, neanche questo ulteriore dato ha spinto Thiago Motta ad ammettere una sostanziale parità negli equilibri di campo. Anzi. Il mio punto di vista a tal proposito resta però chiarissimo. Mi è piaciuta di più la Vecchia Signora che lo scugnizzo partenopeo, ringalluzzito o ripulito che fosse. Si accodino i misuratori del nulla. La prossima volta, però, più che contare i tiri nello specchio della porta si guardino le azioni pericolose, dove la statistica dice 40 a 30. Spero che la disputa si chiuda qua.