Benevento

E' la dottoressa Maria Di Carlo il nuovo giudice dell'udienza preliminare per le 113 persone di cui il pm Giulio Barbato ha chiesto il rinvio a giudizio nell'inchiesta della guardia di finanza sui concorsi per le forze dell'ordine. Il 13 febbraio l'appuntamento in aula per il troncone dell'indagine che riguarda i beneficiari ( candidati e loro familiari, e non solo) delle presunte condotte corruttive contestate a quattro dei cinque imputati, a processo dinanzi al Tribunale, che hanno scelto il rito abbreviato.

Lo scorso 28 maggio il pm Francesco Sansobrino ne ha proposto la condanna alle seguenti pene: 13 anni a Claudio Balletta (avvocato Bruno Naso), 69 anni, di Roma, del Dipartimento dei vigili del fuoco, 10 anni e 4 mesi ad Antonio De Matteo (avvocato Antonio Leone),72 anni, di Benevento, funzionario in pensione dei vigili del fuoco, 6 anni e 2 mesi per Giuseppe Sparaneo (avvocato Domenico Chindamo), 55 anni, funzionario dei vigili del fuoco, di Benevento, al quale aveva riconosciuto l'attenuante della collaborazione, 4 anni e 4 mesi per Vito Russo (avvocato Vincenzo Sguera ), 42 anni, di Benevento, carabiniere in forza a Roma, che risponde solo di corruzione, a differenza degli altri, ai quali è addebitata anche l'associazione per delinquere.

Come più volte ricordato, nel mirino sono finiti “i concorsi per polizia, guardia di finanza, carabinieri e vigili del fuoco, la compravendita dei quiz”, il ruolo di Balletta come pubblico ufficiale, al quale “Sparaneo e De Matteo consegnavano una quota dei soldi ricevuti”, il “mercato delle pennette con la banca dati che solo durante il lockdown ha fruttato 200mila euro, con un vantaggio temporale, illecito, per i privati corruttori, che avevano a disposizione le domande prima che venissero pubblicate”, aveva sottolineato Sansobrino.

Opposte le conclusioni dei difensori di De Matteo e Sparaneo, che hanno chiesto l'assoluzione dei loro assistiti perchè il fatto non sussiste o per non averlo commesso. Lo hanno fatto dopo aver sollecitato la riqualificazione dell'accusa di corruzione in quella di traffico di influenze illecite, ed aver evidenziato una serie di elementi: la mancata identificazione dei membri delle commissioni di esame, la valenza delle pennette, contenenti quiz che erano reperibili in rete.

L'8 ottobre la conclusione delle arringhe difensive, poi la sentenza.