Sono già alcune centinaia, su 2.700 neo assunti, gli agenti penitenziari che, anche dopo poche settimane, decidono di rinunciare al nuovo lavoro nelle carceri, mentre sempre più in tanti tra il personale che sta maturando la pensione scelgono di anticipare il pensionamento.

Sono questi i risultati di una condizione di lavoro per i poco più di 31000 agenti, uno ogni due detenuti (la più bassa in Europa) diventata insostenibile.

Così Aldo Di Giacomo, segretario generale del sindacato polizia penitenziaria, che continua a svolgere in tutta Italia la campagna “No all’accanimento contro la polizia penitenziaria, Sì alla sicurezza dentro e fuori le carceri”.

Le iniziative sindacali di protesta del personale - aggiunge – si stanno diffondendo “a macchia di leopardo” soprattutto tra quello in servizio nelle carceri campane e siciliane che sono le peggiori d’Italia con conseguenti livelli di pericolo per l’incolumità del personale. Diventa perciò necessario individuare un coordinamento sindacale unico per superare la fase di iniziative spontanee e scoordinate ed aprire un Tavolo di confronto permanente al Dap e al Ministero della Giustizia.

Sotto l’onda delle proteste è perciò possibile avviare una svolta nel confronto sinora pressoché inesistente a condizione che - aggiunge Di Giacomo- dai Palazzi delle massime istituzioni e della politica si passi dai “tour rituali” nelle carceri e dai comunicati scontati ad un impegno reale, costante ed incisivo.

L’occasione è il “dl sicurezza” in discussione al senato che agisce solo con l'inasprimento delle pene e l'introduzione di nuovi reati caratterizzati da indeterminatezza e non proporzionalità delle pene ed invece può aprire varchi alle problematiche del personale. Priorità: garantire la tutela dei servitori dello Stato dalle quotidiane e feroci aggressioni.

Alla Premier Meloni - conclude - chiediamo un forte segnale di discontinuità allontanando i responsabili di questo stato di cose a cominciare dal sottosegretario Del Mastro che continua ad inanellare figuracce che si ritorcono contro il corpo della polizia penitenziaria”.