Situazione ingestibile presso il centro penitenziario di Napoli Secondigliano, dove da circa quattro mesi sono state ubicate le detenute donne a seguito della chiusura momentanea della casa circondariale femminile di Pozzuoli.
Tiziana Guacci, segretaria per la Campania del Sappe, spiega che stamane si è verificata una rissa tra le detenute: il personale di polizia penitenziaria in servizio è prontamente intervenuto per separare le detenute riportando varie ferite. La sindacalista evidenzia che, da subito, abbiamo denunciato l'approssimazione con cui i vertici regionali hanno gestito la situazione.
Guacci contesta la chiusura del carcere di Pozzuoli perché, a suo dire, i fenomeni di bradisismo, come è stato evidenziato già lo scorso maggio, sono cominciati già nel settembre 2024, per cui nessuno stato di emergenza si sarebbe dovuto configurare se il Prap Campania avesse adottato in via preventiva, con i competenti Uffici Dipartimentali, ogni iniziativa utile circa l’eventuale assegnazione della popolazione detenuta.
A quanto pare, invece, il primo scenario di evacuazione è stato posto in essere soltanto ad aprile, mentre il terzo scenario di evacuazione, così come previsto dalla Protezione Civile, si sarebbe dovuto effettuare solo nelle giornate del 30 e 31 maggio.
Per il Sappe, dunque, tale ritardo non solo ha comportato l’assegnazione delle detenute presso istituti penitenziari/sezioni detentive non conformi ai circuiti penitenziari ed ai regimi detentivi propri delle ristrette ivi assegnate; ma, anche, una gestione caotica del personale ivi in servizio che ha inevitabilmente subito le scelte di un’amministrazione regionale che non ha tenuto conto dei disagi derivanti dal cambiamento della sede di servizio.
Donato Capece, segretario generale del Sappe, denuncia infine che “il Sappe lancia un appello forte e chiaro alle istituzioni chiedendo l'immediato intervento del Dap e del ministero della giustizia. Il primo sindacato della polizia penitenziaria, il Sappe, sottolinea la necessità di adottare misure più severe nei confronti dei detenuti violenti reputando che soggetti come questi non meritino alcun tipo di beneficio. È necessario applicare l'art. 14 bis dell'ordinamento penitenziario e fornire al personale strumento adeguato alla propria difesa”.