Benevento

“In Italia si registrano mediamente 50 aggressioni al giorno al personale medico e sanitario e tante non vengono denunciate”.
Una vera emergenza che ha numeri impressionanti. Guido Quici, presidente della federazione Cimo Fesmed fa il punto alla vigilia della mobilitazione in programma domani.
In Campania dopo gli episodi di Mondragone e Nocera Inferiore i camici bianchi protesteranno con un sit in al Cardarelli.

“Ci sono casi eclatanti come quello di Foggia, dove si è registrata una vera e propria manifestazione punitiva di 50 persone o quello di Pescara. Ma finora non si è comunque fatto molto. Lo scorso anno ho partecipato ad una fiaccolata in memoria di Barbara Capovani, una psichiatra uccisa da un suo paziente, e già dall'anno scorso avevamo chiesto l'intervento dell'esercito”.

E poi Quici incalza “E dunque sono sicuramente necessari mezzi di deterrenza, come pure l'inasprimento ipotizzato dal ministro della Sanità Schillaci (ndr la misura dell’arresto in flagranza differita per fermare la crescente violenza e le aggressioni) ma si tratta di azioni a valle del problema. In realtà – aggiungei – occorre recuperare il rapporto fiduciario attraverso due principali interventi. Occorre adottare strumenti di prevenzione nelle aziende sanitarie seguendo le raccomandazioni emanate dal Ministero che, purtroppo, vengono applicate davvero poco. Inoltre è necessario aumentare l'offerta sanitarie”.

Quici va così dritto al nodo del problema “Se non si investe in sanità il cittadino avrà lunghi tempi di attesa, sempre in crescita e dunque si arrabbierà sempre di più. Se in un pronto soccorso ci sono mediamente 20 barellati, due medici, e 4 infermieri non si potrà avere neanche il tempo per comunicare con i parenti dei pazienti che, giustamente, si arrabbiano. E' una guerra tra poveri: tra chi in sostanza ha il diritto alle cure e chi deve erogarle. Quello che manca, però, è un vero interessamento sulla sanità e in particolare sulla sanità pubblica”.