Avellino

E’stata dimostrata una relazione tra una durata insufficiente del sonno e l’aumento del rischio di un diabete di tipo 2. Comunque, oltre questa correlazione statistica, la responsabilità diretta della restrizione del sonno riguardo all’alterazione dell’omeostasi glicidica resta oggetto di dibattito.

I ricercatori hanno abbordato il problema realizzando uno studio nel quale 38 donne di età tra i 20 e i 75 anni, senza patologie cardio-metaboliche conosciute, con assenza nel loro quotidiano di restrizioni del sonno, sono state randomizzate in uno studio in cross-over di due periodi di sei settimane, ciascuna comportando sia il mantenimento del tempo del sonno abituale sia una restrizione del sonno di un’ora e mezza per notte. I parametri studiati erano le glicemie e le insulinemie a digiuno, così come gli indici di insulino-resistenza e di secrezione insulinica durante un test di tolleranza al glucosio.

I ricercatori dimostrano che durante la fase di restrizione del sonno, tutti i parametri metabolici di sensibilità all’insulina sono deteriorati e che queste alterazioni non sono in relazione con eventuali modificazioni della composizione corporea, in particolare riguardo alla massa grassa.

I ricercatori concludono che una durata del sonno di 6 ore per notte, il che corrisponde alla durata media del sonno degli adulti americani, può causare un’insulino-resistenza indipendentemente dal sovrappeso e dall’obesità. La durata del sonno è dunque un fattore di rischio modificabile dell’avvento dell’insulino-resistenza.

L'autore è Medico-Endocrinologo