di Paola Iandolo
Parenti coltelli. Una festa di compleanno si è trasformata in tragedia. Doveva essere una serata tranquilla e spensierata, invece l'evento si è concluso al pronto soccorso e in caserma dai carabinieri. Protagonisti della maxi rissa di ieri sera nel centro di Avellino, un gruppo familiare, circa 30, che si era ritrovato intorno a un tavolo per festeggiare un compleanno. Poi è scattata la scintilla, vecchie ruggini familiari alla base ovviamente e dalle parole ai fatti il passo è stato breve.
Il diverbio sarebbe nato nel noto locale di via Ammiraglio Ronca con il suocero 52enne, noto alle forze che lo scorso anno subì un attentato incendiario alla Smart parcheggiata a Rione San Tommaso e il genero di venti anni. Poi la lite è degenerata fuori.
Tra i protagonisti megarissa nella quale sono rimaste coinvolte almeno trenta persone, vi è anche uno coinvolto del triplice tentato omicidio avvenuto nel 2021 in viale Italia, durante i festeggiamenti per la vittoria degli azzurri contro la Spagna agli europei.
La ricostruzione
Sul posto sono subito intervenuti diversi equipaggi della Compagnia Carabinieri di Avellino, all’arrivo dei quali i partecipanti alla rissa si erano già allontanati, ad eccezione del 52enne che presentava lievi ferite in diverse parti del corpo. Quest’ultimo, soccorso dal personale sanitario del 118, è stato trasportato presso l’ospedale Moscati di Avellino, dove si trova tuttora ricoverato.
La condanna per la il triplice tentato omicidio
V.C. in primo grado era stato condannato a 8 anni di reclusione al termine del rito abbreviato, per il tentativo di omicidio di due persone, padre e figlio. Assolto invece dal tentato omicidio di un altro giovane. Il gup del tribunale dei minorenni inflisse una pena più severa rispetto alla richiesta avanzata dal pubblico ministero che al termine della sua requisitoria aveva invocato una condanna a 7 anni di reclusione per V.C. all'epoca non ancora maggiorenne. Ma in appello la sentenza fu già oggetto di riforma con la riduzione a 6 anni di reclusione. Mentre i giudici della Corte di Cassazione nel settembre scorso hanno annullato la sentenza di secondo grado rinviando gli atti al tribunale del riesame. Il padre fu condannato in primo grado a 8 anni e 6 mesi in primo grado.