"Gli agenti di polizia penitenziaria stanno esplodendo per lo stress nelle carceri divenute vere e proprei tori di Falaride dei tempi moderni. Non è un'iperbole, è la cruda realtà che emerge dai dati allarmanti sulle aggressioni al personale e sui casi di stress da lavoro-correlato tra gli appartenenti alla polizia penitenziaria.

Un dramma evidente, al pari dei suicidi dei detenuti giunti oramai a 70, solo  nella sala situazioni del dipartimento centrale - il Dap, che colleziona senza intervenire  i cd. 'eventi critici'.

È una strage sul lavoro, consumata nel silenzio assordante delle istituzioni. Il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria sta assistendo passivamente al collasso del sistema."

E' quanto afferma Leo Beneduci, segretario generale Osapp, organizzazione indacale autonoma polizia Penitenziaria).

"Da una parte, si preclude agli agenti l'uso delle manette nelle sezioni per immobilizzare soggetti esagitati o impedire autolesionismi. Dall'altra, si ignora l'incremento esponenziale delle aggressioni. È una follia istituzionalizzata."

I numeri parlano chiaro. Le aggressioni sono aumentate di oltre il 70% nell'ultimo anno, secondo i dati forniti dal garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale. Gli agenti con diagnosi di stress lavoro-correlato sono aumentati in ogni struttura. La letteratura scientifica internazionale conferma: il lavoro nelle carceri è tra i più stressanti al mondo. Ma in Italia sembra che questi studi non esistano.

"Il governo parla di nuove assunzioni, ma il Dap perde dipendenti ogni giorno, visto che sono centinaia  coloro che dopo un'aggressione e mesi di convalescenza a lavorare in carcere non vogliono tornare" - continua Beneduci. "Li perdiamo anche perché finiscono davanti alle commissioni medico ospedaliere, ingolfate e lente. Nel frattempo, gli organici si assottigliano e chi rimane deve lavorare il doppio, in condizioni sempre più pericolose e che producono ulteriore stress, un serpente che si morde la coda."
Il paradosso è evidente: si annunciano nuove carceri, ma i posti inagibili per le rivolte aumentano più velocemente delle costruzioni. È come tentare di riempire un secchio bucato che perde più acqua  di quella che riceve.

Mi chiedo se il Governo sia consapevole di questa incapacità dell'amministrazione - riflette Beneduci. "O forse è complice di questa indecenza? Non possiamo più tacere di fronte a questa emergenza nazionale."

L'Osapp chiede interventi immediati:
1. Revisione dei protocolli di sicurezza per gli agenti.
2. Aumento reale degli organici e miglioramento delle condizioni lavorative.
3. Formazione specifica sulla gestione dello stress e delle situazioni di crisi.

"Le carceri in Italia  sono la prova più eclatante di quello  che non si vuol vedere," aggiunge Beneduci, "ma nelle quali prima o poi tornerà chi è già stato ospite delle patrie galere. Il rischio sociale è imminente e concreto. Stiamo coltivando un terreno fertile per la recidiva e l'escalation della violenza. Giorgia Meloni sulle carceri  richiami finalmente all'ordine il ministro e i sottosegretari alla Giustizia."