"Ho avuto un raptus improvviso. Non so spiegare perché sia successo, l'ho vista e l'ho uccisa". È quanto riferito da Moussa Sangare, il 31enne italiano fermato per l'omicidio di Sharon Verzeni. L'uomo è nato in Italia ed è di origini magrebine.
L'avrebbe uccisa senza appartente motivo. Questo è quello che sarebbe emerso dalle indagini che hanno portato al fermo del presunto assassino di Sharon Verzeni, Moussa Sangare, italiano di origini marocchine nato nel 1994. L'omicidio, avvenuto la notte tra il 29 e il 30 luglio a Terno d'Isola, nella Bergamasca non sarebbe quindi collegato a un tentativo di rapina o ad un altro motivo. Il 31enne con diversi precedenti sarebbe affetto da qualche fragilità psichica.
Il comunicato dei carabinieri
"Le ininterrotte investigazioni successive permettevano di raccogliere, a carico dell'uomo, ritenuto il presunto autore dell'omicidio, gravi indizi di colpevolezza, elementi probatori del pericolo di reiterazione del reato, di occultamento delle prove, nonché del pericolo di fuga, che hanno determinato la decisione del Pubblico Ministero di disporre nei suoi confronti un decreto di fermo di indiziato di delitto".
Il fatto che il 31enne fermato per l'omicidio di Sharon Verzeni non fosse originario di Terno d'Isola ''non consola e non dà una risposta che in qualche modo tranquillizza la famiglia''. Lo dichiara il sindaco del paese della Bergamasca teatro dell'omicidio, Gianluca Sala, ricordando che ''alle spalle di tutto questo c'è un delitto, c'è una famiglia che piange una ragazza, c'è un compagno che non ha più una donna al suo fianco, con un progetto di vita''. Nell'attesa di ''avere delle risposte e capire quali sono le motivazioni'', il primo cittadino di Terno vuole ''tenere un profilo basso'', perché ''è troppo delicata la questione''. Però - è la considerazione - ''è chiaro che se l'uomo in bicicletta dovesse davvero essere il colpevole, posso dire che per lo meno il sistema di videosorveglianza, nonché tutto ciò che abbiamo fatto per agevolare le indagini, in qualche modo è servito''. All'amministrazione comunale ''siamo tranquilli di aver fatto il possibile, anche in questi giorni, per non avere rimorsi sul fatto che si poteva fare qualcosa in più'', dice Sala, ricordando che ''ci siamo mossi fin dai primi minuti dell'accaduto con presenza sul territorio e anche al comando già dalla stessa notte per visionare le immagini''. Proprio le immagini dei sistemi di videosorveglianza, ''sembrerebbero essere state decisive, se davvero fosse questa la soluzione del problema'', osserva il sindaco.
Il giudizio dello psichiatra
"Quando mancano le apparenti motivazioni di un omicidio, cresce la tentazione di abbandonarsi a facili spiegazioni puntando sulla salute mentale dell'assassino. Considerare malato chi compie un simile atto, cercarne la giustificazione nella presenza di una patologia che possa alterarne le facoltà psichiche, è purtroppo comune. Ma emettere giudizi affrettati sulla base delle apparenze non può portare a nulla di buono". Così la Società Italiana di Psichiatria (Sip) prende posizione sui primi dettagli che emergono dall'indagine dopo la cattura dell'assassino di Sharon Verzeni. "È presto per parlare di una eventuale diagnosi psichiatrica in questo caso, e tantomeno per decidere quale possa essere - spiega la presidente Sip, Liliana Dell'Osso -. Anche se le prime ricostruzioni riguardo ai fatti non possono escluderla, cosi come le pregresse violenze in famiglia. Andrebbe approfondito il contesto ambientale e umano della vicenda, nonché le condizioni di possibile alterazione causata dall'uso di sostanze stupefacenti. Certamente saranno predisposte analisi e perizie psichiatriche nei prossimi giorni, ma quello che tengo a sottolineare, oggi, è un'altra cosa. Rifugiarsi nella giustificazione del possibile disturbo psichiatrico, in casi come questi, è qualcosa che danneggia gravemente i nostri pazienti, alimentando pregiudizi ingiustificati, perché la maggior parte dei pazienti psichiatrici non commette reati né mostra comportamenti aggressivi". La malattia mentale "raramente esordisce con un omicidio - aggiunge Emi Bondi, presidente uscente Sip -. Ha una serie di sintomi preliminari, di segnali che ci sono prima ed hanno un loro decorso che raramente porta a comportamenti aggressivi. Il precedente della violenza in famiglia va verificato e può aiutare. Si tratta comunque di capire la reale motivazione che ha portato l'assassino a uccidere Sharon Verzeni. Anche i serial killer hanno motivazioni che li portano a fare delle scelte. Tutte condizioni da approfondire e che in questo momento non sappiamo. Non bisogna mai fermarsi all'apparenza e alle dichiarazioni rese al momento dell'arresto". Con la "corsa alla giustificazione psichiatrica, inoltre, conclude Dell'Orso, "si restituisce l'impressione che la malattia mentale costituisca una condizione di diversità intrinseca, una linea di demarcazione che le persone trovano rassicurante, perché permette loro di prendere le distanze dall'evento".
Ora le scuse al comnpagno
"Si chieda scusa a Sergio Ruocco, il compagno di Sharon Verzeni, gia' designato da molti giornali come colpevole perfetto. A dispetto dei teoremi gia' scritti e dati per assodati, l'uomo arrestato oggi non corrisponde a una narrazione che oggi crolla in modo roboante. Mi sorprende inoltre, che il delitto compiuto da Moussa Sangare non sia stato definito da nessuno per quello che e': l'ennesimo brutale femminicidio, ricordo che l'uomo e' accusato di maltrattamenti ai danni della madre e della sorella". Lo dice la senatrice di Fratelli d'Italia Susanna Donatella Campione, componente della Commissione bicamerale contro il femminicidio. "Invito, infine, a non dare per scontata l'infermita' mentale di Sangare, argomento da sempre usato nelle aule giudiziarie a difesa degli uomini violenti. Il comportamento di Sangare, che subito dopo il delitto fa perdere abilmente le sue tracce, non sembra quello di un uomo affetto da vizio di mente", conclude Campione.