Sirignano

Ci sono due filoni che camminano parallelamente: quello giudiziario e quello sociale- culturale. A Sirignano è scoppiato il caso del bullismo ai danni piccolo Cristian, un ragazzino di 13 anni, affetto da un disturbo cognitivo. E' un ragazzo fragile e sensibile preso di mira da un gruppo di suoi coetanei che, dopo averlo preso a schiaffi e deriso, lo hanno filmato con un cellulare e il video è circolato sui canali social, fino ad arrivare ai genitori che hanno immediatamente sporto denuncia.

Ora ci sono due procure che indagano, quella minorile di Napoli e quella ordinaria di Avellino. Le indagini sono affidate alla polizia e domani il pm dovrà ascoltare proprio il piccolo Cristian, ovviamente in forma protetta e affiancato da altre figure professionali.

L'avvocato Alessandra Rea che tutela gli interessi della famiglia della vittima ha sottolineato più volte l'indignazione e il senso di scoramento che prova la famiglia in questo momento, soprattutto per le parole espresse dal sindaco di Sirignano che ha definito l'episodio “una ragazzata”.

“Ci sentiamo abbandonati dalle istituzioni locali, proprio quelle che dovrebbero tutelare la comunità, sotto ogni forma – ha dichiarato l'avvocato Rea – Non è accettabile che un sindaco si esprima in quel modo. Abbiamo ricevuto la solidarietà da ogni parte, sia politica che istituzionale dei comuni limitrofi, ma questa vicenda non deve assumere una connotazione politica. E' un episodio triste che lascia l'amaro in bocca e deve essere demonizzato, perché dire “sono figli di una buona famiglia” è come se si volesse difendere l'azione di un gruppo di ragazzi violenti”.

Intanto anche il deputato Francesco Emilio Borrelli commenta le parole del sindaco: “Giustificare vuol dire incentivare il bullismo, una catena di soprusi che miete sempre più vittime. Sulla questione istituzioni e famiglie non possono voltare la testa”

“Mentre il Questore di Avellino, dopo la nostra denuncia, ha abbandonato le proprie attività, era domenica, per dedicarsi alla questione e in poche ore ha rintracciato tutti i protagonisti dei filmati e le loro famiglie, il sindaco e il vigile hanno sminuito la vicenda definendola una bambinata. È stato fatto per mantenere i consensi, per non creare ulteriore scompiglio nella comunità, per non assumersi delle responsabilità? Oppure magari sono state male riportate le parole sui giornali? Se è così che diano subito una smentita.

Giustificare azioni tanto ignobili vuol dire non solo assecondare l’atteggiamento delle famiglie dei ragazzi- che non hanno né preso le distanze né condannato quel che hanno fatto i propri figli, quasi tutti minorenni tra i 13 ed i 17 anni, lasciati in giro fino a tarda notte, uno degli episodi sarebbe avvenuto verso le 2 del mattino- sulle quali i servizi sociali devono intervenire, ma anche incoraggiare episodi simili. Non si tratta di accanirsi verso dei ragazzini ma di tutelare le vittime e di prevenire ulteriori episodi di violenza e bullismo. IL bullismo è un fenomeno sociale è come tale deve essere affrontato seriamente dalle Istituzioni” - questa la risposta di Borrelli alle dichiarazioni di Colucci.