Come riporta Il Piccolo di Trieste, 500 tra ragazzine e ragazzini, per lo più minorenni, sono stati identificati nel capoluogo giuliano e nella vicina città di Muggia in quanto dediti a una nuova attività che pare vada molto di moda tra i più giovani, quella di darsi appuntamento e azzuffarsi, ma a pagamento. Chi vuole assistere deve pagare, come per una rappresentazione teatrale o musicale. Invece di cultura, sport o spettacolo, in questo caso si assiste però a botte da orbi: schiaffi, pugni, calci, spintoni e strangolamenti. Il tutto, ovviamente ripreso dagli immancabili telefonini e dato in pasto al dio web, il mostro dai mille tentacoli, che tutto vede, tutto altera e tutto ingloba. I protagonisti della indegna gazzarra sarebbero per la maggior parte - sempre a detta del noto giornale friulano - "stranieri non accompagnati (di origine marocchina, tunisina, egiziana, kosovara e albanese) e immigrati di seconda generazione", ma non mancherebbero anche "ragazzini triestini", perfino "di buona famiglia".
Il diletto - badate bene - non sarebbe proprio solo di quell'area geografica del nostro paese, ma, al contrario, sembrerebbe essere molto più diffuso di quanto si pensi, e si realizzerebbe in molte comunità italiane (da nord a sud), senza distinzione di estrazione culturale o sociale.
La scoperta di questa ennesima scabrosa perversione giovanile dei tempi moderni avrebbe indotto, in questo caso, le autorità locali a impegnarsi in "una massiccia operazione di pattugliamento del centro cittadino e delle spiagge per arginare risse, pestaggi, atti di bullismo e di vandalismo e fenomeni da fightclub (luogo in cui non ci sono regole e dove viene promossa la violenza fisica come atto di ribellione contro un mondo chiuso da rigidi schemi di comportamento), avvenuti in questi ultimi tempi". Insomma, una faccenda decisamente seria se la cittadinanza è insorta e sono intervenute addirittura le forze di polizia. Già un paio d'anni fa una notizia simile era stata pubblicata in Sardegna.
"La nuova moda colpisce anche la nostra città. Giovani annoiati che istigano i propri coetanei ad azzuffarsi per poter realizzare un video da diffondere sulla rete. Ho oscurato i volti perché si tratta di minori ma farò vedere il video integrale a chi di dovere perché episodi del genere non si ripetano e questa stupida moda venga bloccata da chi di dovere" - scriveva in post su Facebook Valentina Collu, consigliera comunale di Sestu, grosso centro della città metropolitana di Cagliari, a ottobre 2022. In quel caso erano tutte ragazzine - condizione che aggravava il fatto.
"Circola il video di ragazzine appena adolescenti che si sono picchiate, invitate dai coetanei che, per farle prendere a calci e pugni, promettono loro qualche euro di "ricompensa". Risse organizzate fra ragazzine al parco, in un pomeriggio qualunque. "Dalle uno schiaffo e hai 5 euro, te lo giuro", si sente dire". Così concludeva Valentina Collu. E ciò rende il tutto ancora più sconcertante.
Credete che sia finita qua? Affatto. La Voce di Venezia del 28 gennaio 2022 riportava la notizia che qualche giorno prima a Padova "gruppi numerosi di ragazzini che organizzano vistose risse, si danno appuntamenti predestinati a pestaggi, com’è avvenuto sabato 15 all’Isola Memmia del Prato della Valle. In questo caso la polizia è riuscita ad evitare che una settantina di adolescenti ma anche ragazzi più grandi, si esibissero, intervenendo, identificandone alcuni e limitandosi a raccomandare di non ripetere quel sinistro gioco". Il giornale veneto concludeva augurandosi che quella non diventasse "una moda, un passatempo anche per altri giovani, altre città, sapendo quanto attiri la simulazione". Temo che l'auspicio sia giunto comunque troppo tardi - come spesso accade a noi adulti, più intenti a dispensare lezioni o indulgenze piuttosto che stare dentro questo mondo turbolento e mutevole con lungimiranza e passione - e sia stato in ogni caso vano, visto anche il crescente cattivo esempio dato in tutti gli angoli del pianeta Terra da chi dovrebbe fornire invece prove di rettitudine e virtù. Ma questa è un'altra (triste) storia.