Avellino

di Paola Iandolo 

Depositate le motivazioni della sentenza -ordinanza per il processo Aste Ok. Emerge con forza che le dichiarazioni rese da Livia Forte sono risultate “prive di riscontri concreti”. La testimonianza di Livia Forte “è generica, errata, estemporanea, non riscontrata, sfornita di riferimenti fattuali precisi e non conciliabili”.

Le condanne

Vanno condannati perché non hanno reso alcuna dichiarazione volta a confutare né le accuse a loro carico né gli elementi di prova addotti dall’Ufficio della procura. Per Raffaele Giaccio (condannato a due anni pena sospesa) per Armando Aprile (condannato a due anni di reclusione) e per Emanuele Barbati (condannato a 4 anni di reclusione) non possono essere concesse le attenuanti generiche. Contro di lui sarebbero emerso delle intercettazioni eloquenti. E’ quanto scrivono i giudici del collegio giudicante nelle motivazioni alla sentenza – ordinanza al termine di due anni e mezzo di istruttoria dibattimentale per il processo denominato “Aste Ok”.

Le assoluzioni

I giudici del collegio giudicante del tribunale di Avellino hanno mandato assolti Antonio Flammia, Mario Gisolfi, Manlio Di Benedetto, Ermelinda Becchimanzi, Maria Luigia Gasparro e prosciolto dalle accuse Antonio Ciccone.

Rinvio degli atti al pubblico ministero Dda

Il collegio giudicante ha disposto anche il rinvio degli atti – per formulare un nuovo capo d’imputazione – nei confronti di Damiano Genovese, Livia Forte, Armando Aprile, Beniamino Pagano, Gianluca Formisano, Antonio Barone, Carlo Dello Russo. Per i giudici del tribunale di Avellino esiste un nuovo clan “Delle Aste” distinto dal clan Partenio dedito al condizionamento delle procedure esecutive immobiliari presso il tribunale di Avellino. I giudici hanno precisato: “Nel dibattimento svolto risulta ampiamente provata l’esistenza di un’autonoma associazione di stampo camorristico costituita dal gruppo riconducibile al Galdieri Nicola e dal gruppo criminale noto come “i Tretrè”. Risulta dimostrato che  Livia Forte, Modestino Forte  ed Armando Pompeo Aprile hanno negli anni creato un monopolio criminale nel settore delle aste, affermatosi attraverso atteggiamenti
spregiudicati e condotte delittuose. Prima ancora del patto criminale stipulato con Nicola Galdieri, costoro erano noti e temuti, tanto che riuscivano (come emerso da tutta l’attività di intercettazione svolta) ad incutere timore a tutti gli esecutati, nelle procedure di esecuzione immobiliare,di fatto costringendoli a versare loro del denaro con la promessa della protezione nell’aggiudicazione delle aste. 

 Gli effetti della sentenza - ordinanza

Dopo la sentenza del 28 aprile scorso si sono avuti due effetti immediata: la scarcerazione di Armando Aprile, Damiano Genovese, Beniamino Pagano, Gianluca Formisano e Antonio Barone e il dissequestro dei beni.  Ma il pm della Dda di Napoli nei giorni successivi alla sentenza emise subito un nuovo decreto di sequestro d’urgenza firmato dai pm antimafia Henry Jhon Woodcock e Simona Rossi e convalidato dal Gip del Tribunale di Napoli Federica De Bellis per  70 immobili, 26 terreni, 6 società, 3 autoveicoli e quasi 600 mila euro riconducibili al gruppo malavitoso. Sequestro confermato dai giudici del tribunale del Riesame. Per i giudici irpini di "Aste Ok" "i dati processuali acquisiti al termine del dibattimento hanno restituito, con granitica certezza, la prova dell'esistenza di un sodalizio di natura camorristica" distinto dal "clan nuovo Partenio". A farne parte, nella veste di promotori, organizzatori e partecipi, sarebbero Nicola Galdieri, Livia Forte, Armando Aprile, Modestino Forte (deceduto), Damiano Genovese, Carlo Dello Russo e Beniamino Pagano, e come concorrenti esterni da Gianluca Formisano e Antonio Barone.