Caserta

"Il nuovo provvedimento annunciato dal Ministro Nordio, dopo il fallimento conclamato del “decretino” precedente, sarà la mazzata finale per far diventare le carceri ancor più ingestibili e al tempo stesso avrà l’effetto della miccia che farà esplodere la polveriera delle rivolte ormai quotidiane".

Lo sostiene il segretario generale del sindacato polizia penitenziaria Aldo Di Giacomo secondo il quale “non sarà certo il piano di investimenti straordinario illustrato dal ministro della Giustizia a gettare acqua sul fuoco delle violenze quotidiane negli istituti.

Il sovraffollamento che in alcune carceri ha raggiunto il 190% e il lavoro massacrante a cui sono sottoposti gli agenti penitenziari, fortemente sotto organico, con 40 ore di straordinari al mese e senza ferie, continua, non si risolvono con qualche milione di euro in più del budget attale attraverso soldi che non incideranno per nulla sulle attuali problematiche di emergenza.

Così il tentativo di rinnovare il sistema dell'esecuzione penale in modo da coniugare la certezza della pena con l'efficacia dei percorsi di reinserimento sociale dei detenuti e garantire un impatto positivo sulla sicurezza e la coesione sociale resterà solo un buon proposito.

C’è bisogno e lo stiamo ripetendo da mesi, vale a dire da quando rivolte, evasioni e tentativi di evasione, suicidi, aggressioni hanno superato i numeri di sempre di un pacchetto di misure e provvedimenti che abbia come base la consapevolezza che le carceri italiane sono diventate le stesse, se non peggiori, di quelle sudamericane. Ben vengano più psicologi e mediatori culturali e più corsi di formazione per i detenuti ma dalle anticipazioni del provvedimento Nordio - dice Di Giacomo - emergenza con chiarezza che non c’è assolutamente nulla che possa alleviare lo stress e possa garantire l’incolumità del personale sempre più abbandonato a sé stesso. Siamo di fronte al caos che ricorda le rivolte della primavera del 2020, nella fase Covid, con una sessantina di istituti assaltati ed una ventina di morti tra i detenuti.

Una situazione del tutto inedita per gravità rispetto a sempre, e destinata a diventare ancora più pesante.

Tutto è sulle spalle degli agenti, oggi 36.450 su una pianta organica che ne prevederebbe “ufficialmente” 42mila ma decisamente inferiore di alcune migliaia rispetto alle necessità dei 190 istituti. Il personale è sfinito: in media 4 ore di straordinario a turno, ferie con il contagocce e l’aumento, in pochi mesi, del 27% di malattie professionali derivanti da stress e da 2500 aggressioni e violenze subite dall’inizio dell’anno.

Crediamo che a pesare sul clima già “surriscaldato” che si è creato negli istituti siano le aspettative di misure di riduzione della pena alimentate negli ultimi mesi andate deluse e che stanno scatenando le proteste diffuse. Ripetiamo: non siamo pronti a fronteggiare l’estate e siamo stanchi – conclude – di pagare il pezzo più alto con il rischio di incolumità personale di responsabilità politiche e di Governo”