Da quando seguivo mio padre, attivista del Fronte Popolare, mi sono rimasti nella mente le parole socialista, comunista, democristiano, popolare, liberale, fascista, monarchico, repubblicano, socialdemocratico, nobili e cafoni. Con il tempo, capii che era una fotografia della società italiana del dopoguerra. I confini sociali delle parole erano chiari, come erano chiare le idee degli appartenenti. Erano chiari anche i discorsi dei dirigenti dei partiti. Un po’ di confusione la creavano i rappresentanti del Fronte popolare, perché, mentre erano alternativi come visione della società e come valori, avevano creato un Fronte unitario, che può essere considerato il nonno dell’attuale Campo Largo.
Allora, i furbi furono i comunisti. I socialisti, che erano più forti dei comunisti, dalle elezioni uscirono indeboliti. Capirono la necessità di riprendere la loro personalità e aggiunsero la parola riformista a socialismo, per separarsi da chi preferiva essere individuato come rivoluzionario. Queste due parole, rivoluzionario e riformista, le ho sempre considerate strumento, non programma.
Riformista significa avere uno strumento per concretizzare modifiche alla società, decise da chi ha un obiettivo sociale, perciò si usa un nome, per indicar un modello di società. Allora, era più facile confrontarsi, anche per polemizzare, i territori politici avevano confini chiari. Adesso, resto scandalizzato, quando sento aspiranti leaders usare parole – strumento per essere individuati. Quale visione della società indicano le sigle destra, sinistra, patriota, 5S, Lega, Italia Viva, Forza Italia, Fdl, ecc.
Può una parola identificare concetti diversi? Renzi e il leader di Azione possono essere giudicati politicamente uguali? Le sceneggiate offerteci dipendono dal fatto che usano parole-strumeti non visioni. Il difetto più grande dell’attuale mondo politico è che hanno sostituito le parole, che indicavano grandi ideali e i grandi sogni sociali con nomi di strumenti. Secondo il craxiano Iosi, si vedono più riformisti in giro, che maschere al Carnevale di Venezia. Le proposte con le quali i mesterianti cercano i consensi non richiamano proposte ideali, che valorizzano rapporti sociali e territoriali, ma offrendo mance, bonus e prospettive elettorali. Non si valutano proposte, che renderebbero la società più forte, più giusta e più democratica. In questa confusione mentale, le amministrazioni statali, regionali , provinciali e comunali decidono senza dar conto al popolo Se si sono verificati casi , come quello di Genova e Venezia, la colpa non è di Dio, ma dei rappresentanti del popolo, che negli ultimi 30 anni hanno guardato sempre dall’altra parte della realtà. Invece di capirla,l’hanno strumentalizzaa.
Le indennità del Parlamentari nazionali, regionali, europei e quelli degli Istituti che gestiscono la cosa pubblica sono concessioni, non retribuzioni negoziate. Ogni tanto c’è qualche scandalo, che, però, invece di illuminare, rende più caotica la politica. Chi usa lo strumento, invece di una visione, sa che la massa trova difficile contrastarlo. Alla fine, il dominio degli ismo ha aperta la strada della superficialità. Solo i giovani potranno ripulire la società politica.