Avellino

Luca Rossi non è Paolo Gianciotto. E lei non era una giovane forzata a un matrimonio non voluto, ma una attempata madame dei quartieri alti (nel senso letterale) della città di Avellino, magari un po' annoiata e con qualche disponibilità finanziaria. Galeotto è stato un incontro, virtuale ma intenso, su quella chat di Facebook che magna pars della vita quotidiana assorbe dei tristemente noti boomers, un po' carnefici, un po' vittime del mondo social. Dialoghi con un fantomatico giovane graduato e, si dirà, molta solitudine da scontare. Com'è, come non è, lui, Luca Rossi è riuscito nell'intento.

Non ha bussato alla porta dell'anziana ma ha fatto leva sui sentimenti. S'è inventato un pacco, delle tasse da pagare. Con un approccio prima timido, poi mano a mano sempre più sfrontato. La donna ha sempre pagato senza battere ciglio. Prima poche centinaia di euro. Poi migliaia e migliaia. È bastato uno dei nomi più banalmente diffusi in Italia per trasformarsi in un grimaldello capace di arrivare diritto al portafoglio della signora che, alla fine, ha effettuato, con teutonica efficienza, versamenti, aspettando quel pacco che una società estera avrebbe dovuto consegnarle. Sempre in attesa di un incontro vero, magari preludio di un flirt.

Tra le carte del rinvio a giudizio, il processo è fissato a novembre, l'elenco è ben dettagliato: 800 euro a settembre, subito dopo 6000 euro. Appena cinque giorni dopo 64mila euro e ancora altri 15mila. Due iban utilizzati, tutti, ovviamente, risalenti al fortunatissimo truffatore. La vittima ci ha messo un po' per capire che in realtà era la protagonista involontaria del raggiro.

Poi, quando il pacco non è arrivato e di lui ha perso ogni traccia, si è risoluta e ha denunciato tutto. Qualche mese di indagini e l'aitante Luca Rossi è stato identificato. È un trentenne dal nome impronunciabile nella realtà di tutti i giorni. Ha un indirizzo di residenza assegnatogli ad Avellino, ma non si sa neanche se si presenterà al processo. Afficancato dal suo avvocato, Fabio Tulimiero, a novembre inizierà il processo davanti al giudice monocratico del tribunale di Avellino. I 90mila euro? Quelli sono belli che andati e qualche riga di sentenza alla signora non li restituiranno mai.