Frigento

“Portaci dove preferisci, dove se mettiamo piede in un attimo esisti”. E’ uno dei tanti messaggi rivolti a Francesco Di Chiara, morto insieme agli altri tre amici Bilan Boussadra, Mattia Ciminera e Roy Anthony Ciampa sabato notte nel terribile schianto avvenuto al Passo di Mirabella.

E’ l’ultimo atto di una tragedia che ha scosso le comunità di Frigento, Sturno, Grottaminarda e Mirabella Eclano dove i quattro giovani erano ben radicati.

Un silenzio surreale a Frigento dove la famiglia di Francesco è molto conosciuta e stimata. Distrutti da un dolore che non si può spiegare e raccontare, papà Lello, mamma Mena e il fratello Antonio. Un’estate segnata dal dolore più cupo che difficilmente potrà essere dimenticata.

Dolore e compostezza nella chiesa Madre di Santa Maria Assunta. Un cuore disegnato da fiori bianchi avvolge il feretro di Francesco. Da un lato i sindaci con la fascia tricolore, dall’altro i familiari circondati dal calore e dall’affetto di una comunità incredula e affranta.   

Conosceva molto bene Francesco, il parroco di Frigento don Pietro Bonomo. La sua riflessione è molto toccante: "Le parole non servono in questo momento, non perchè non ce ne siano ma perchè si può correre il rischio di sbagliare. E allora il silenzio diventa costruttivo, perchè deve aiutarci a riflettere. Quello che manca oggi nei nostri ragazzi in modo particolare è il dialogo, non le parole. Non esiste più il dialogo tra le generazioni. Manca quel rapporto di crescita, di confronto con le persone, che prima di noi hanno fatto la loro storia. Purtroppo i mezzi di oggi, la società, i mass media, i social propongono una forma di libertà, autonomia che spesso non è costruttiva e piega la mente dei nostri ragazzi ad altri obiettivi. Ecco perchè bisogna accompagnarli con parole adatte."