Salerno

Tragedia nel carcere di Salerno dove un detenuto magrebino 30enne è stato ucciso da un suo connazionale 24enne. Da quanto si apprende la vittima è stata sgozzata con una lametta. Gli agenti della Polizia penitenziaria hanno fermato l'aggressore.

La lite, avvenuta nella tarda serata di ieri tra due compagni di cella, è degenerata nel giro di pochi minuti, rendendo vano anche l'intervento della penitenza. A quanto pare l'aggressore ha estratto una lama da una lametta bic, colpendo alla gola il compagno di cella. Soccorso immediatamente dal personale della polizia penitenziaria, è stato trasportato d'urgenza in codice rosso al "Ruggi" dove è arrivato già privo di sensi. I medici hanno disposto il ricovero nel reparto di Rianimazione, in prognosi riservata. Ma le ferite sono risultate troppo gravi e, in mattinata, il suo cuore ha smesso di battere.

Da quanto si apprende il 30enne pare avesse problemi di deambulazione ed il suo compagno di cella aveva il compito di assisterlo. Non è chiaro cosa abbia innescato la lite furibonda, sfociata nella tragedia. La vittima avrebbe dovuto scontare altri due anni di pena, mentre l'autore del reato era in attesa di giudizio. La tragedia avvenuta nella casa circondariale di Salerno, per i sindacati, conferma le gravi criticità denunciate in passato.

"E' da tempo che denunciamo lo stato di abbandono delle carceri campane; questo è un episodio gravissimo; non abbiamo più parole per definire la confusione gestionale da parte di chi governa le carceri in Campania - commentano Ciro Auricchio e Giuseppe Del Sorbo, segretari dell'Uspp -. In questo marasma generale a farne le spese sono i poliziotti penitenziari, lasciati soli, in un silenzio assordante, senza strumenti idonei. Come sindacato abbiamo più volte denunciato il sovraffollamento del carcere di Salerno che ha il tasso più elevato in regione oltre che una carenza di organico che si attesta sulle 70 unità di personale di polizia penitenziaria. Nonostante le gravi difficoltà il personale di Salerno con enormi sacrifici riesce comunque a garantire l'ordine e la sicurezza interna; tuttavia in queste condizioni estremamente precarie, di degrado, sovraffollamento e complessità dell'utenza, alcune tragedie non sono altro che cronaca di morti e gravi eventi critici più volte annunciati".

Per Tiziana Guacci, segretario regionale del Sappe, quello di Salerno "è l'ennesimo episodio gravissimo di violenza presso gli istituti campani". "Da tempo denunciamo lo stato di abbandono delle carceri in Campania dove si continua ad assistere a continue aggressioni non solo al personale di polizia penitenziaria ma anche alla popolazione detenuta. Di fronte a tali denunce riscontriamo una inerzia del Provveditorato regionale dell'amministrazione penitenziaria rispetto ad interventi concreti e risolutivi. Siamo molto preoccupati non solo per l'incolumità del personale di polizia penitenziaria ma della stessa utenza che vuole scontare la propria pena in maniera serena".

Aldo Di Giacomo, segretario generale del Spp, ha evidenziato che in un anno si sono verificati già tre omicidi in carcere, "mai così tanti neanche negli anni '80 quando c'era Cutolo, nei tempi più bui. Non sappiamo più a chi rivolgerci, questa è l'onda che anticipa lo tsunami. Siamo in una situazione di assoluto abbandono: le carceri sono in mano a delinquenti e lo Stato ci ha abbandonato. Le nostre urla sono state inascoltate e ora le carceri sono un luogo di morte e violenza".