Alla età di 82 anni, nella Città di L’Aquila dove ormai viveva da alcuni anni, è venuto meno all’affetto dei suoi cari e di quanti lo amavano Monsignor don Armando Venezia, Parroco emerito e Arcidiacono della Cattedrale di Sant’Angelo dei Lombardi, Protonotario Apostolico
«Don Armando Venezia era nato il 06 Febbraio 1933 a Sant’Angelo dei Lombardi, ultimo di dieci figli, sin dalla tenera età, preso dalla vocazione religiosa, aveva scelto “di farsi prete”, fece tutti gli studi scolastici e religiosi a Napoli, dove venne ordinato sacerdote nel 1963, entrando così a far parte della famiglia religiosa dei Vocazionisti; è stato allievo prediletto del beato Padre Russolillo, morto in concetto di santità - ricorda Tony Lucido -.
Nel 1977 Mons. Gastone Mojasky-Perrelli Arcivescovo di Sant’Angelo dei Lombardi, ricevendo anche le sollecitazioni di Mons. Giuseppe Chiusano, chiese a Don Armando di far rientro nella famiglia diocesana come sacerdote secolare, egli accettò e da subito gli venne affidato il compito di Rettore del Seminario Diocesano di Sant’Angelo dei Lombardi.
La sera del 23/11/80, quella del terribile terremoto, essendosi salvata dal crollo miracolosamente la parte dell’edificio ove c’era il seminario, mentre a breve distanza crollò tutta la parte dell’edificio riservato alla Curia e nel crollo persero la vita Don Ruggero Mastrilli e Don Michele Di Milia, Don Armando riuscì a mettere in salvo i giovani seminaristi, alcuni dei quali, poi nel tempo, hanno continuato gli studi e sono diventati sacerdoti come Don Aurelio Scalona e Don Vito Lotrecchiano ecc.,mentre altri sono diventati degli ottimi padri di famiglia, missionari laici o diaconi come Salvatore Vena.
A causa del sisma, perse la vita anche Don Bruno Mariani, parroco di Sant’Angelo dei Lombardi, quindi a Don Armando fu affidato l’incarico di guidare la parrocchia nel momento più drammatico del dopo sisma; compito ingrato e difficile quello di sostituire nei cuori, nell’affetto e nella testimonianza Don Bruno Mariani che ancora oggi, dopo oltre 35 anni dalla morte, è ricordato ed amato da tanti.
Egli, Don Armando, per carattere e formazione diverso dal suo predecessore, impegnò tutte le sue energie, le sue preghiere, ogni sforzo nel dare alla comunità santangiolese nuove speranze, nuove motivazioni ed ancoraggi forti di fede.
La sua azione di pastore della comunità partì da una piccola tenda in piazza San Rocco, poi in un container, di pochi metri quadri, successivamente la parrocchia fu trasferita in via Bartolomei, nell’area ex edifico comunale, per molti anni, una baracca in lamiera è stata la Parrocchia-Cattedrale di Sant’Angelo dei Lombardi.
Successivamente, dopo quasi 10 anni, l’ennesimo trasferimento nel Centro Comunitario in piazza Nobile; struttura negli ultimi tempi in continua trasformazione e oggetto di continui lavori.
Il 20 novembre 1999 ci fu il gran ritorno nell’antica prestigiosa Cattedrale, dedicata a Sant’Antonino Martire, egli in primo luogo riluttante, ha poi amato sempre più al punto da dedicargli una pubblicazione.
Durante la cerimonia di riapertura e di consacrazione della Cattedrale alla presenza del Nunzio Apostolico Cordero-Di Montezemolo, egli, d’accordo con l’Arcivescovo Mons Nunnari, con molta discrezione e riservatezza, volle che io portassi la “Pisside” in chiesa contenente le particole (ostie) da consacrare, in quanto vent’anni prima, dopo il sisma, insieme entrammo in Cattedrale , fui io a prelevarla dal Tabernacolo, sotto le macerie.
Così pure egli, avendo saputo che con i ragazzi della Radio Raid “Il dialogo”, avevamo “salvato” dalla distruzione, dal sisma e dalle ruspe dei tedeschi, la sacra immagine del Gesù morto, insieme alla “statua “ della Madonna Addolorata ed il “busto” dell’”Ecce Homo” dal crollo e dalla distruzione della chiesa di San Nicola dove erano custoditi, ogni anno, il venerdì santo, all’inizio della processione del “miserere”, egli con un cenno, uno sguardo ed un sorriso di gratitudine, mi ricordava l’apprezzamento per la nostra azione di salvezza dei cari reperti sacri.
Don Armando ha promosso e guidato varie missioni religiose a Sant’Angelo dei Lombardi, ricordo in modo particolare quella con i padri Redentoristi, con l’arrivo dell’urna contenente i corpo di San Gerardo Maiella.
Egli era molto devoto alla Madonna, in ogni modo rappresentata o raffigurata, era particolarmente legato a sua madre, ne parlava di frequente come riferimento pedagogico e spirituale, del valore delle mamme e della sua in particolare.
Don Armando era di carattere forte, deciso, determinato in pubblico mentre in privato e nelle relazioni personali egli si apriva offrendo tutta la sua umanità.
Nel corso degli anni abbiamo avuto qualche pensiero diverso o mal interpretato, senza riserve alcune ne abbiamo parlato, senza rancore, entrambi di carattere che le cose non le mandiamo a dire ma ne parliamo direttamente, per cui qualche scontro ci sarà pur stato ma, quando è stato necessario solidarizzare, senza incertezze, ci siamo rispettati ed io per quel che è stato possibile, ho espresso, senza se e senza ma, la mia solidarietà.
Don Armando ritenendo che la nostra comunità affondasse le radici nel Cristianesimo e nella religiosità popolare, soffriva per l’aria distratta e a volte non partecipe di quanti, giovani e anziani, vivevano la fede ai margini senza impegno, senza testimoniare, quasi con indifferenza, allora egli in occasione di omelie, processioni, festività importanti ecc, effettuava richiami forti agli antichi valori e principi cristiani, fondamento della civiltà contadina, sempre suo punto di riferimento ancorché spirituale culturale.
Don Armando attribuiva fondamentale importanza alla liturgia, come strumento di partecipazione, di condivisone e di ” suggestione e di persuasione” nella vita cristiana degli uomini.
Senz’altro si può dire che egli riteneva che le processioni fossero momenti di fede e di arricchimento spirituale e non una passeggiata per chiacchierare, come spesso accade.
Don Armando purtroppo, a metà del primo decennio degli anni 2000, preso da una serie di sofferenze fisiche e da incalzanti malattie fu costretto a lasciare la parrocchia per vivere in un istituto di accoglienza per sacerdoti religiosi a L’Aquila. Comunque nel frattempo era diventato Monsignore e Protonotario Apostolico.
Ora, dopo meno di una settimana dalla scomparsa del fratello Antonio, anch’egli è deceduto, lontano dal suo paese natio a cui però anelava farvi ritorno.
Don Piero Fulchini, parroco di Sant’Angelo dei Lombardi, con Don Antonio Di Savino parroco di Bisaccia e Andretta, insieme con i familiari, hanno raggiunto la città di L’Aquila e con mestizia hanno accompagnato il feretro di Don Armando a Sant’Angelo dei Lombardi.
Una lunga suonata a distesa di tutte le campane del ”terribile” campanile di Sant’Angelo dei Lombardi ha segnato il ritorno a casa di Don Armando Venezia, nella sua parrocchia, nella sua Cattedrale.
Per oltre un’ora il corpo di Don Armando è stato in sosta/veglia di preghiera, tra tantissimi fedeli e religiosi.
L’azione liturgica ed il rito funebre sono stati presieduti dall’Arcivescovo Mons. Pasquale Cascio, è intervenuto anche Mons. Mario Milano Arcivescovo per 9 anni della nostra diocesi, hanno fatto prevenire messaggi di cordoglio e di saluto gli Arcivescovi Mons. Salvatore Nunnari e Mons. Francesco Alfano.
Il parroco Don Pietro Fulchini ha ricevuto in Cattedrale circa 20 sacerdoti della diocesi, diverse religiose e diversi diaconi, ha ricordato con commozione il suo predecessore. La cattedrale di Sant’Angelo dei Lombardi si è riempita di fedeli, di cittadini di Sant’Angelo e di paesi della diocesi che hanno tributato un caro ed affettuoso saluto a Don Armando Venezia.
La dottoressa Rosa Anna Repole sindaco di Sant’Angelo dei Lombardi ha portato il saluto dell’Amministrazione Comunale e la sua personale e sofferta testimonianza. L’intera comunità parrocchiale, con i gonfaloni listati a lutto delle associazioni cattoliche e della Confraternita della Misericordia di Sant’Angelo dei Lombardi, ha accompagnato verso il cimitero don Armando Venezia, parroco per oltre 25 anni di San’Angelo dei lombardi.
A nome mio personale, della Pro Loco Alta Irpinia Sant’Angelo dei Lombardi e di tanti amici, il ricordo affettuoso di don Armando, “sacerdote rigoroso e pastore zelante”, fiero della sua fede e umile nel tratto umano, ai familiari tutti, alla comunità parrocchiale, alla comunità diocesana, il cordoglio, la vicinanza e la condivisione del grave momento.
Sono convinto che egli, “sacerdote in eterno”, anche da lassù, in cielo, ormai in comunione con don Bruno Mariani, don Michele Di Milia e don Ruggiero Mastrilli, a cui non fu possibile nemmeno celebrare un il funerale dopo il sisma, e con Mons Giuseppe Chiusano veglieranno sulle sua e nostra amata Sant’Angelo e sull’Irpinia tutta».
Redazione