Salerno

L’onestà sul momento così come l’amarezza per un affetto ai minimi storici. Trasparenza ma soprattutto mano tesa sia alla società che all’ambiente. Più che da bomber navigato, Giovanni Martusciello veste i panni da stopper e prova a rigettare dall’altra parte del campo dubbi, insidie, incognite che da settimane serpeggiano sul presente e sul futuro della Salernitana. “Conoscevo tutte le difficoltà sin dal 2 luglio: iniziare a lavorare con un organico tutto da definire mi era stato subito annunciato dal club. Non mi preoccupava allora e non lo farà in futuro. Poi è normale che vorrei lavorare con un’ossatura vicina a quella definitiva. Ora però aspetto il lavoro del direttore Petrachi e intanto mi concentro sul campo”.

Il grande nodo è legato soprattutto sulla creazione di una squadra lontanissima dalla sua forma definitiva. C’è aria di rivoluzione ma, giorno dopo giorno, Martusciello assapora la tentazione di poter provare a convincere qualche big a restare, ponendo al centro del proprio progetto. “Pensare di poter cambiare venti calciatori è quasi impossibile. Tutti gli elementi che sono qui li considero calciatori della Salernitana perché è giusto così. Poi andrà capito chi realmente vorrà restare”. Resta però il rischio altissimo di dover cestinare gran parte del lavoro svolto in queste settimane causa mercato: “Sarebbe un peccato poi dover fare passi indietro e ricominciare in materia di intesa e di affinità tattica”.

A Gianluca Petrachi la palla incandescente. Martusciello tiene alta la testa e ragiona solo sul campo, unico strumento per provare ad avvicinare nuovamente la tifoseria alla sua squadra. Per l’allenatore ora è questa la missione più importante: “Per me che sono campano è impensabile che a Salerno non ci sia gente, è come stare sott’acqua. La piazza è ferita e capisco che sia il troppo amore che va contro l’amore del giocatore".